Trovata sfarzosa cella in una prigione del Paraguay: Pavao e i lussi del carcerato

Indagini in corso per scoprire chi ha organizzato una cella extralusso all’interno di un carcere in Paraguay, il beneficiario sarebbe un narcotrafficante, Jarvis Chimenes Pavao.

La storia è straordinaria: il 26 luglio c’è allarme bomba in un carcere di massima sicurezza del Paraguay. Si perquisisce, si cerca e alla fine la si scova in un bagno extralusso. Un narcotrafficante, Jarvis Chimenes Pavao, grande fan di Pablo Escobar, stava cercando di evadere. Quando la polizia la trova, fa una scoperta ancor più sconvolgente: Pavao viveva in una cella extralusso. Diviso in tre parti, il suo rifugio all’interno del carcere aveva una sala riunioni, cucina attrezzata, schermo tv al plasma e persino una collezione di dvd.

La prigione è una delle più affollate del paese, ma lui aveva il suo piccolo “angolo di paradiso”. Ancora non si sa di chi siano le responsabilità, me le indagini sono in corso. L’appartamento con le sbarre alle finestre è stato smantellato e Pavao è stato spostato in un carcere, dove finirà di scontare la pena per riciclaggio di denaro. Dovrebbe uscire di galera l’anno prossimo e lo aspetta una probabile estradizione in Brasile.

Chimenes Pavao, considerato come uno dei narcos più pericolosi della regione, era accusato di essere all’origine dell’assassinio dell’industriale Jorge Rafaat, nello scorso giugno. All’interno del carcere, però, sono in molti a ripiangere la sua partenza: “Non so cosa diventeremo senza di lui”, dice una dei suo compagni di detenzione e continua: “Si mostrava generoso e donava soldi per sistemare il campo di calcio e la cappella della prigione, e pagava anche per la propria sicurezza”. “Era l’uomo più amato della prigione”, confida Antonio Gonzlez, un altro condannato. “Non aveva mai sostenuto di essere un santo, ma scontava la sua pena e partecipava con i soldi guadagnati legalmente attraverso le sue aziende”, ha detto il suo avvocato. La scoperta di tutta la verità, ora, è in mano agli inquirenti.

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Photo Credits: Facebook

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