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Cronaca

Vivendi-Premium: questo matrimonio non s’ha più da fare

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Redazione

Vivendi rompe gli accordi per l’acquisto dei canali Premium. Fininvest denuncia “L’eccezionale gravità e l’assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi”.

Vivendi fa marcia indietro sull’acquisto dei canali Premium; i francesi vogliono solo il 20% e in un secondo tempo la salita al 15%, una vera e propria ritirata. Un passo indietro che ha lasciato di stucco il mercato, tanto che sono cominciate a circolare mormorii sulla motivazione del gesto transalpino: per alcuni, Vivendi punterebbe all’ammiraglia del gruppo, cioè Mediaset, e Premium era quindi soltanto un pretesto. Così se da una parte la media company cugina sembra gettare acqua sul fuoco insistendo sulla volontà «di costruire una grande alleanza strategica con Mediaset», dall’altra il gruppo italiano accusa la controparte di «una palese contraddizione con gli impegni assunti mediante il contratto firmato lʼ8 aprile scorso», un voluminoso documento che era stato redatto dai team di legali di Chiomenti e di Carnelutti. Fininvest, cui fa capo il 34,738% di Mediaset denuncia con durezza «l’eccezionale gravità e l’assoluta scorrettezza del comportamento di Vivendi».

Mediaset aggiunge che “l’analisi dei risultati di Premium è ovviamente avvenuta prima della firma, come accade prima di ogni assunzione di impegni”. Infine Mediaset conferma “di non aver mai ricevuto alcuna contestazione formale sulla validità o i contenuti del contratto”. “Non penso che non si troveranno soluzioni”. È la visione ottimista dell’ad di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, sulle discussioni aperte con Mediaset in merito all’accordo di integrazione. “È un contratto ‘binding’ fatto di diversi punti – ha ricordato – e stiamo discutendo da due settimane con il board”. “Sulla base degli elementi emersi dalla discussione abbiamo proposto un’evoluzione dell’accordo che ne tenga conto: ci piace Mediaset, ha una grande storia, niente è cambiato ma non c’è un accordo completo”, ha precisato il manager.

A Mediaset questo giro di giostra costa molto caro: è tonfo in Borsa, per il gruppo italiano, che si arena sulla soglia dei 3 euro. Il braccio di ferro con Vivendi, che mette in discussione i termini dell’integrazione tra i due gruppi, costa al titolo un calo del 6,93 per cento.

Photo Credits: Twitter.

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