Aggiornamenti sul caso Regeni. Le prove messe a setaccio questa volta sarebbero le immagini delle stazioni Bohoot e Naguih, metropolitana del Cairo, e proprio da lì sarebbe passato Giulio Regeni il 25 gennaio prima di scomparire…
Non si fermano le indagini sul caso della scomparsa di Giulio Regeni, troppi i dettagli che non convincono e spingono a continuare nella ricerca della verità. Questa volta oggetto di analisi saranno i video della sorveglia della metro delle stazioni Bohoot e Naguih, dove sarebbe stato avvistato Giulio prima del rapimento. Ad analizzare le immagini sarà un società specializzata tedesca, la stessa che avrebbe prodotto il sistema di telecamere. L’esame, che verrà effettuato a settembre, è stato deciso dalla procura di Roma, in accordo con la procura Generale del Cairo.
Continua pertanto la collaborazione tra Italia ed Egitto per risolvere il caso, nonostante i diversi dissidi nel corso delle indagini e la mancanza di una totale disponibilità nelle indagini. Basti pensare al fatto che le autorità egiziane non hanno voluto consegnare il traffico delle celle telefoniche dei luoghi dove Regeni sarebbe passato e dove poi è stato trovato il cadavere. Un elemento che sarebbe potuto essere fondamentare per l’avanzamento delle indagini e nel rintracciare i colpevoli. Si continua però a lavorare per la memoria di Giulio e per la sua famiglia che ha il diritto di sapere cosa è accaduto al proprio figlio.
Tra le ultime novità a destare nuovi sospetti sarebbe il più citato furgone bianco secondo le autorità egiziane utilizzato per rapire e rapinare Giulio. Ma la storia dei rapinatori seriali contro gli italiani ha qualcosa che non funziona. E secondo le autorità italiane il caso di Giulio non può essere paragonato ai casi di rapina. Le indagini sulla targa del furgone hanno portato a un vicolo cieco. Non è quello il furgone con il quale è stato rapito Giulio, perché quel 25 gennaio si trovava in manutenzione per un guasto.
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