Dopo l’attentato terroristico sui manifestanti a Kabul, in Afghanistan è arrivata la proibizione di qualsiasi raduno pubblico per i prossimi dieci giorni.
Un gruppo di kamikaze dell’Isis si è fatto esplodere infiltrandosi in una manifestazione di membri della comunità Hazara afghana. L’attentatore indossava il burqa e ha provocato un’esplosione a Kabul all’interno di una manifestazione di Hazara causando 80 morti e 231 feriti. L’attentato è stato rivendicato dall’Isis. Numerosi container dislocati dalle forze di sicurezza per sbarrare l’accesso al centro della città hanno reso difficilissimo il lavoro dei soccorritori, al punto che numerosi cadaveri giacevano sull’asfalto ancora ore dopo l’esplosione. Il fatto più grave dell’attentato è che rischia di dare inizio ad una lunga serie di scontri tra sunniti e sciiti, un conflitto etnico che l’Afghanistan era perlopiù riuscito a emarginare nel corso degli ultimi anni, diversamente dagli altri paesi arabi, in primis Iraq, Siria e Pakistan, dove la violenza settaria ha prevalso e ha dominato la scena politica.
Il popolo sciita degli Hazara, che costituisce circa il 9 % della popolazione totale in Afghanistan e rappresenta la terza minoranza più numerosa del paese, ha storicamente subito forti discriminazioni, specie al tempo dei talebani. La lingua madre degli Hazara è il persiano. Il corteo di manifestazione degli Hazara colpito a Kabul dall’Isis marciava per protestare contro il piano del governo afghano per un’importante rete elettrica che sarebbe dovuta passare attraverso una provincia abitata dagli Hazara. Alla fine sono stati colpiti nel loro diritto ad esprimere un principio democratico.
Il ministero dell’interno si è detto molto turbato dagli eventi (l’attentato è stato il più grande dell’intera regione) e ha imposto la proibizione di qualsiasi raduno pubblico per i prossimi dieci giorni. La manovra punta a rendere noto lo stato di allerta diffusosi nel paese dopo la tragicità degli eventi che lo hanno travolto.
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