L’Aula del Senato, con voto a scrutinio segreto, non ha dato l’autorizzazione all’utilizzo di intercettazioni telefoniche di Silvio Berlusconi
Palazzo Madama ha detto no all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche che riguardano due “olgettine” per il processo Ruby Ter in cui Silvio Berlusconi è imputato. I voti favorevoli sono stati 120, i contrari 130 e 8 gli astenuti. La giunta per le immunità parlamentari aveva chiesto il via libera all’autorizzazione. In Aula le proteste del Movimento 5 stelle che hanno spinto il presidente Grasso a sospendere la seduta. Ma per il Pd è proprio il Movimento 5 Stelle ad aver fatto un trucco da Prima repubblica, d’intesa con il centro-destra, per salvare l’ex Cavaliere.
Il partito democratico accusa i pentastellati di aver votato in favore di Berlusconi grazie al voto segreto. Francesco Russo, segretario d’Aula a Palazzo Madama, parla di trucchi da prima repubblica e sottolinea: “La somma dei voti espressi dal Partito Democratico (96) e dal Movimento 5 Stelle (24) è esattamente 120, il numero dei voti totali di chi si è espresso a favore della richiesta dei giudici di utilizzare le intercettazioni di Berlusconi“. Il senatore Tomaselli del Pd ha parlato di “imboscata” e Marcucci (Pd) di prove di alleanza in Aula tra il M5S e le destre.
Ma i pentastellati rifiutano le accuse e incolpano il Pd: “La prima gallina che canta ha fatto l’uovo“, scrive su Twitter il senatore Nicola Morra. “Un modo subdolo, dando la colpa ad altri come gia’ accaduto in altre occasioni, giocato sulla pelle della Giustizia, per provare ad assicurarsi anche un comportamento benevolo da parte dei berlusconiani e del loro potente sistema mediatico nel referendum costituzionale“, accusa il capogruppo Stefano Lucidi, secondo il quale il patto del Nazareno sarebbe risorto.
Tra i due litiganti Forza Italia gongola e si gode la vittoria difendendo il voto a spada tratta: “finalmente i principi della Costituzione e del diritto alle garanzie processuali come riconosciuto dal codice di procedura penale. Le garanzie sono un valore non negoziabile e, come l’Aula ha espressamente certificato, devono valere per tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica” dichiara il Capogruppo al Senato del partito, Paolo Romani.
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