Riapre al pubblico il Carcer Tullianum, detto anche Carcere Mamertino, dove, secondo la tradizione sono stati imprigionati i Santi Pietro e Paolo.
Torna alla luce il Carcer Tullianum, prigione dell’antica Roma dove venivano reclusi i nemici dell’Urbs, ovvero coloro che rappresentavano un pericolo per la stabilità politica della città. Collocata al di sotto della chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, nell’area del Foro Romano, la struttura, nota anche come Carcere Mamertino o Carcere di San Pietro, torna visitabile dopo un anno di lavori condotti dalla Soprintendenza Speciale Archeologica di Roma.
Secondo la tradizione cristiana, l’antico carcere, di proprietà della Confraternita di San Giuseppe dei Falegnami è stato il luogo di detenzione dell’Apostolo Pietro, che, secondo le parole del Monsignor Liberio Andreatta, Vice Presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi: Fece scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri.
Inizialmente la prigione era costituita da due ambienti, ma successivamente ne sono stati scoperti altri. Rinvenuto anche un affresco databile tra il XIII e XIV secolo raffigurante la Madonna della Misericordia. Il carcere fu edificato nel VI secolo a.C. sotto il regno di Servio Tullio. Intorno al VII secolo d.C. perse la sua funzione di prigione, diventando luogo di culto cristiano e la Chiesa di San Pietro in Carcere, posta al livello superiore della prigione, è ancora oggi la testimonianza di questo cambiamento.
La lunga operazione di scavi ha consentito di identificare tracce evidenti delle varie fasi di trasformazione del sito, dall’epoca arcaica a quella paleocristinana, testimoniando la conversione del luogo da carcere a luogo di culto. All’interno della struttura è stato creato un piccolo spazio museale che raccoglie i reperti ritrovati: oggetti e resti vegetali e animali e gli scheletri di un uomo, di una donna e di una bambina risalenti al XI o VIII secolo a.C.
Abbiamo trovato il nucleo più antico del carcere – ha spiegato in conferenza stampa Patrizia Fortini, l’archeologa che ha diretto gli scavi – Il Tullianum era parte integrante del nucleo politico del Foro in età monarchica e repubblicana. Infatti è vicino alla Curia, cioè alla sede del Senato, ai Rostra, ovvero le tribune da dove parlavano gli oratori, e alla Graecostasis, dove venivano accolti gli ambasciatori.
La riapertura del Tullianum – ha affermato il Soprintendente per l’Area Archeologica Centrale di Roma, Francesco Prosperetti – rappresenta un momento veramente importante. Le indagini archeologiche degli ultimi anni ci restituiscono non solo un monumento celeberrimo, ma la sua straordinaria vicenda, legata a doppio filo con le origini di Roma e l’intera storia della città.
Gli scavi sono stati finanziati da privati e coordinati dall’Opera Romana Pellegrinaggi. Con l’inaugurazione del Carcer Tullianum, il 21 luglio si aprirà anche un nuovo varco per entrare al Foro romano dal lato del Campidoglio. Un accesso che si inserisce nella nuova strategia della Soprintendenza, che vuole rendere il foro e il palatino luoghi sempre più accoglienti.
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