Dopo 15 anni dal drammatico G8 del luglio 2001 è stata resa nota la sanzione disciplinare applicata all’agente Massimo Nucera, che partecipò alla tragica nottata del 21 luglio 2001 e venne indagato dalla questura per le sue dichiarazioni false. 47,57 euro di multa, questa la pena. Ricostruiamo i tragici avvenimenti di quella sera
Macelleria messicana. Così Michelangelo Fournier vicequestore aggiunto del primo reparto mobile della polizia di Stato, definì la notte del 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova, uno dei momenti più bui della nostra storia. La notte che ha cambiato le coscienze di un’intera generazione. Genova, luglio 2001 sono i drammatici giorni del G8, il Movimento no-global nato a Seattle nel 1999 è pronto a scendere per le strade della città per protestare contro la riunione dei grandi del mondo. Dopo tre giorni di scontri, cariche della polizia, guerriglia urbana e l’uccisione di un ragazzo, Carlo Giuliani, il G8 si conclude. La parte drammatica di questa storia non è ancora finita.
È la notte del 21 luglio 2001, molti dei manifestanti del G8 sono tornati a casa, chi rimane, tra di loro anche diversi stranieri, decide di dormire a Genova. Il punto di ritrovo è la scuola Diaz, dove il Genoa Social Forum ha allestito il suo ufficio per raccogliere le attività degli avvocati e dei mezzi d’informazione indipendenti che hanno assistito alle manifestazioni del G8, denunciando le violenze della polizia. Nella scuola 93 ragazzi decidono di passare la notte dormendo su brandine o sacchi a pelo, tra di loro anche diversi giornalisti italiani e stranieri.
Poco prima della mezzanotte la polizia circonda la scuola. Sono 300 agenti in tenuta anti sommossa, senza mandato decidono di entrare nella scuola con l’intento di svolgere una perquisizione. A dare il via all’irruzione è il primo il Reparto mobile di Roma seguito poi da quello di Genova e Milano. Mark Covell, un giornalista inglese sta dormendo nella scuola quando viene prelevato con la forza e picchiato da un agente. Trascinato fuori dall’edificio viene malmenato da diversi agenti, “Sono un giornalista” grida ai poliziotti, parole inutili. Sei costole rotte, danni alla pleura e alla spina dorsale, la mano sinistra rotta e due giorni di coma. Questo il bollettino medico di Mark.
Nel frattempo nel primo piano della scuola 12 persone vengono prese a manganellate dagli agenti, mentre stanno dormendo nei sacchi a pelo e al quarto piano 8 persone chiuse nei bagni per cercare di fuggire, vengono raggiunte e malmenate. Alla fine dell’operazione la polizia arresta 93 persone, 28 persone sono ricoverate con vari contusioni alcune sono in pericolo di vita.
Ma non finisce qui. C’è un altro capitolo ancora più drammatico in questa storia e porta il nome di una caserma: Bolzaneto. Qui vengono portate le persone arrestate alla scuola Diaz. Studenti, operai, avvocati e giornalisti, picchiati, umiliati e costretti a subire torture. Tre giorni in cui ogni diritto umano è stato sospeso, tre giorni di crimini per lo stato italiano. All’arrivo le persone sono state marchiate con dei segni di pennarello sulle guance e molti costretti a camminare tra due file di poliziotti che li bastonavano e li prendevano a calci. Una parte dei prigionieri venne trasferita in celle che contenevano fino a 30 persone. Qui furono costretti a restare fermi in piedi davanti al muro, con le braccia in alto e le gambe divaricate. Chi non riusciva a mantenere questa posizione veniva insultato, schiaffeggiato e picchiato. Secondo Amnesty International, nella caserma di Bolzaneto ci sono stati gravi violazioni dei diritti umani per le quali c’è stata “una vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità”.
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