Per oggi 1 luglio è prevista la sentenza del processo a carico di Massimo Bossetti, l’uomo accusato dell’omicidio di Yara Gambiarasio. In attesa della giudizio della corte, la ricostruzione del caso
Era il 26 Novembre del 2010 quando a Brembate Sopra (Bergamo) Yara Gambirasio, una ragazzina di 13 anni, scompare nel nulla a pochi metri da casa sua. L’ultima volta che è stata vista usciva dalla palestra in cui si allenava per diventare ginnasta. Tre mesi dopo il suo corpo senza vita viene ritrovato in un campo. Le indagini per trovare l’assassino di Yara tramite la prova del Dna riconducono a Massimo Bossetti, un muratore di 45 anni, sposato e padre di tre figli. Sarebbe stato lui a prendere con la forza Yara e a tentare di violentarla per poi lasciare la ragazzina in agonia nel campo dove è morta per il freddo.
LE PROVE CONTRO BOSSETTI
Contro di Bossetti ci sono numerosi indizi, non solo la prova del Dna ritrovato all’interno della biancheria intima della ragazzina: “Qualcuno ha rovesciato il mio sangue su Yara per incolparmi di un delitto che non ho commesso” Ha dichiarato Bossetti, l’uomo ha sempre difeso la sua innocenza, anche di fronte alle prove schiaccianti contro di lui. Per i giudici non ci sono dubbi, il muratore è colpevole anche perché per la Procura il Dna vale come prova inconfutabile. Altri indizi che inchiodano Bossetti sono i numerosi filmati che lo immortalano nei pressi della palestra di Yara proprio nei momenti della sua scomparsa. Il furgone del muratore, un Iveco è stato ripreso dalle telecamere intorno alla palestra. Erano circa le 18 quando Bossetti è arrivato in zona e per non destare molti sospetti ha iniziato a girare con il suo furgone. Dopo il killer ha adescato la sua vittima, con la forza l’ha fatta salire sul mezzo. Il terzo indizio è l’assenza di un alibi, Bossetti ha tentato di giustificare la sua presenza vicino alla palestra con degli appuntamenti di lavoro, dando agli inquirenti diverse versioni: aveva detto d’essere andato dal commercialista, dal falegname, dal meccanico e dal fratello Fabio, ma nessuna di queste persone ha confermato la sua versione. E inoltre ci sono le parole della moglie Marita: “Non mi ha mai detto che cosa ha fatto quella sera…”
Oggi il verdetto del collegio presieduto dal giudice Antonella Bertoja che le telecamere non potranno mostrare per ragioni di tutela dei giudici popolari. Nelle scorse settimane due buste con dei proiettili erano state intercettate in un centro di smistamento postale: erano indirizzate alla Corte.
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