Raid aerei americani hanno ucciso ieri almeno 250 combattenti dell’Isis in un convoglio che si muoveva fuori da Falluja, in Iraq
24 ore dopo l’attacco all’aeroporto di Istanbul (LEGGI ANCHE: NELL’INFERNO DI ISTANBUL. IL FILMATO DEL KAMIKAZE CHE SI FA ESPLODERE [VIDEO]) che ha causato la morte di 41 persone, un raid americano in Iraq ha colpito una colonna di militanti Isis uccidendone 250. Lo riporta la stampa Usa, sottolineando che negli attacchi sono stati distrutti 40 veicoli. Si tratta dell’attacco maggiore mai scagliato contro i miliziani del califfato.
Una fonte militare ha detto alla Bbc che un gran numero di miliziani, si erano radunati nell’area di al-Ruwaila con il piano di attraversare il deserto fino alla cittadina di al-Qaim, nella provincia di Anbar, al confine siriano. Al-Qaim è ancora saldamente in mano al califfato. I miliziani sopravvissuti all’attacco sarebbero fuggiti verso i vicini laghi Razzaza e Habbaniya. John Brennan, il capo della Cia, ha ammesso che la strada contro lo Stato Islamico è lunga, soprattutto per la sua capacità di incitare gruppi o singoli a portare attacchi contro l’occidente. Ma “abbiamo fatto insieme ai nostri partner della coalizione importanti passi avanti in Siria e in Iraq, dove la maggior parte dei membri dell’Isis si trova“, ha detto Brennan. Per poi continuare: “L‘abilità dell’Is di diffondere la sua propaganda, così come la sua capacità di promuovere attentati, su questo fronte dobbiamo ancora fare molta strada“.
Per quanto riguarda l’attentato di Istanbul ancora non c’è stata nessuna rivendicazione da parte dell’Isis, ma il premier turco ha puntato l’indice contro il califfato: “Gli indizi puntano sul Daesh“, ha detto usando l’acronimo in arabo del gruppo terroristico. E in mattinata è emersa con forza la pista investigativa che conduce al jihadismo, confermata anche dalla Cia. Proprio martedì mattina, del resto, il procuratore di Ankara aveva chiesto il rinvio a giudizio e la condanna a più di 100 ergastoli per 27 miliziani, accusati di aver pianificato le stragi di Suruc e di Ankara, nelle quali lo scorso 20 luglio e 10 ottobre scorso persero la vita rispettivamente 31 e 103 persone.
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