Seggi aperti stamattina nel Regno Unito dalle 7.00 ora locale (le 8.00 in Italia) e fino alle 22.00 per il referendum sulla Brexit, destinato a decidere della permanenza o meno di Londra nell’Europa
46,5 milioni di elettori del Regno Unito oggi sono chiamati alle urne per rispondere a questa domanda: “Il Regno Unito deve rimanere un membro dell’Unione Europea o uscire dall’Unione Europea?“. E le alternative sono due: “Remain” o “Leave”, dentro o fuori. Gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa.
A FAVORE DEL REMAIN
Ieri c’è stato l’ultimo estremo monito di Jean-Claude Juncker al Regno Unito: “I politici e gli elettori britannici debbono sapere che non ci sarà alcun tipo di rinegoziazione. Abbiamo concluso un accordo (in occasione del Consiglio Europeo del 18 e 19 febbraio a Bruxelles) con il primo ministro David Cameron, il quale ha ottenuto il massimo che poteva ricevere, così come noi abbiamo concesso il massimo che potevamo dare.” Cameron, colui che a questo referendum ha aperto le porte per calcoli di politica interna, ha rivolto i suoi appelli finali in una raffica di interviste sui giornali, ma anche fra la gente nel suo collegio elettorale nell’Oxfordshire e fra i giovani di una scuola, la generazione che potrebbe avere più da perdere dal taglio netto: la Gran Bretagna è e sarà più prospera, più forte e più sicura se resta in un’Unione Europea riformata. Ma lui è pronto ad accettare le istruzioni del popolo, ha aggiunto. Lontano politicamente mille miglia, ma sulla stessa barca di Remain, anche il leader radicale del Labour, Jeremy Corbyn, si è fatto sentire oggi. Per dire no alla Brexit a modo suo: “Votiamo Remain per difendere i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori”, ha detto, per poi “cambiare l’Europa da dentro“.
A FAVORE DEL LEAVE
Il tentativo delle ultime ore dei filo-Ue è stato quello di inchiodare i rivali di Leave – concentrati nelle ultime settimane a cavalcare un dossier ad alto tasso di populismo come quello del contenimento dell’immigrazione – alla piattaforma “estremista” di Nigel Farage: il tribuno dell’Ukip, che del divorzio da Bruxelles ha fatto una ragione di vita e che (incoraggiato da alcuni degli ultimi sondaggi che indicano un testa a testa, ma con un leggero vantaggio per Leave), afferma di sentire “profumo di vittoria“.
I conservatori euroscettici guidati da Johnson e dal ministro della Giustizia Michael Gove hanno provato al contrario a prendere le distanze dallo scomodo compagno di viaggio e, almeno negli ultimi giorni, ad abbassare un po’ i toni: specialmente dopo l’uccisione di Jo Cox, la deputata laburista paladina dei migranti e dell’integrazione europea che proprio stasera, nel giorno in cui avrebbe dovuto compiere 42 anni, è stata commemorata a Trafalgar square, nello Yorkshire e in varie città del mondo in un clima di commosso omaggio alla sua figura e alle sue idee.
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