Petra: scoperto edificio monumentale risalente a 2.150 anni fa

Grazie a foto aeree e satellitari, nel sito archeologico di Petra, in Giordania, è stata individuata una struttura monumentale antichissima sepolta sotto la sabbia, un vero e proprio tesoro, rimasto nascosto per secoli.

Risalirebbe a circa 2.150 anni fa l’edificio monumentale sepolto sotto la sabbia rinvenuto presso il sito archeologico di Petra, che si estende su una vasta area di montagne e wadi, in Giordania. L’edificio è stato individuato grazie a delle foto satellitari e aeree che ne hanno evidenziato chiaramente la struttura, formata da una grande piattaforma pavimentata circondata da un colonnato con un’ampia scalinata, la cui peculiarità consiste nell’essere totalmente diversa da tutte le altre strutture architettoniche della zona.

Per molti anni gli archeologi sono stati sulle tracce della struttura monumentale, cercata a lungo invano prima dell’attuale rinvenimento, che è andato a buon fine grazie al ritrovamento  di alcuni resti di ceramiche risalenti con certezza intorno al 150 a.C. e altri indizi che hanno guidato gli archeologici in direzione dell’ipotesi dell’esistenza di un edificio in quella zona, forse di datazione contemporanea o di qualche secolo successiva alla necropoli di tombe scolpite nella roccia dai Nabatei.

Petra: scoperto un edificio monumentale risalente a 2.150 anni fa

La piattaforma, le cui dimensioni sono 56×50 metri, è visibile solo dall’alto e al suo interno racchiude una struttura più piccola, quadrata, di circa 10 metri per lato, da cui partirebbe quella che è stata ipotizzata essere una grande scalinata che discende verso est.

La notizia del ritrovamento è stata pubblicata dall’organizzazione USA American Schools of Oriental Research. Secondo Christopher Tuttle, archeologo americano che ha preso parte alla scoperta: Per quanto ne so a Petra non c’è niente di simile. Per quanto anche altri archeologi avessero sospettato che nella zona vi fosse qualcosa, nessuno aveva fatto mai davvero caso a questo tesoro sepolto.

Photo Credits: Twitter

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