Il Pm Letizia Ruggeri, nella requisitoria del processo alla Corte d’assise di Bergamo per l’omicidio di Yara Gambirasio nei confronti di Massimo Bossetti, ha dichiarato che la ragazza morì dopo una lunga agonia.
Prima aggredita, stordita con una botta in testa, poi ferita diverse volte con un coltello e in seguito abbandonata in un campo al freddo. Così è morta Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate di sopra, in provincia di Bergamo. Per il suo efferato omicidio c’è un unico indagato Massimo Bossetti, inchiodato dal dna, trovato sui vestiti stracciati della ragazza. Anche stamattina di fronte al giudice ha dichiarato la sua innocenza, presentandosi come è nel suo stile: freddo e abbronzato.
Sul corpo della ragazza sono state inferte diverse ferite da arma da taglio che però non ne hanno causato la morte, ad uccidere Yara è stato il freddo e il trauma subito durante l’aggressione. Possiamo solo immaginare cosa deve aver passato la ragazza al freddo e ferita. Un’agonia lenta e piena di dolore, proprio per questo a Bossetti è stato contestato anche l’aggravante di crudeltà e sevizie.
“Avrà provato paura e dolore” Ha detto il Pm, Letizia Ruggeri per poi ribadire che il Dna, il principale elemento a carico di Massimo Bossetti, non è un indizio bensì una prova. Sempre a proposito del Dna, Ruggeri ha detto che il fatto che non si sia potuto stabilire con certezza se la traccia da cui fu estratto fosse sangue non “inficia il risultato identificativo“. Il pm ha finito di spiegare come si è arrivati al Dna di ‘Ignoto 1’, che successive indagini stabiliranno essere di Massimo Bossetti.
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