Caos in Austria, si è dimesso il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann

Il cancelliere austriaco Werner Faymann, socialdemocratico, che aveva assunto l’incarico nel dicembre 2008, si è dimesso dopo due settimana dalla sconfitta elettorale del partito.

Potrebbe sembrare un notizia lontana dalla nostra vita, ma le dimissioni del cancelliere austriaco Werner Faymann potrebbero condizionare non solo l’Italia, ma anche tutta l’Europa. La notizia delle sue dimissioni arriva dopo due settimane delle elezioni presidenziali, che hanno visto imporsi l’ultra destra populista del Partito della Libertà. Faymann era finito nella bufera anche per la linea dura sui migranti con la decisione di innalzare una barriera al Brennero – scelta proprio per arginare la crescita nei sondaggi del Fpoe. Al suo posto sarà nominato cancelliere ad interim l’attuale vice, il conservatore Reinhold Mitterlehner.

Il 58enne Faymann ha spiegato in un comunicato di non godere più di “un forte sostegno” nel partito. “Come risultato di questo scarso sostegno, ho rassegnato le dimissioni dalle mie cariche di leader del partito e cancelliere con effetto da oggi stesso“, ha dichiarato. L’addio arriva mentre si avvicina il ballottaggio del 22 maggio alle presidenziali dove, per la prima volta, sono rimasti esclusi i grandi partiti tradizionali, popolari e socialdemocratici. La sfida sarà tra Norbert Hofer del partito della destra anti immigrati Fpoe e il candidato dei Verdi Alexander Van der Bellen. E il governo ora è nel caos. I partiti socialdemocratico (Spoe) e conservatore (Oevp) governavano insieme dal 2008 in una grande coalizione guidata da Faymann.

Le prime incertezze del governo austriaco si erano aperte lo scorso 24 aprile, quando al voto erano stati chiamati 6,4 milioni di austriaci. Il favorito al primo turno delle presidenziali sembrava essere Van der Bellen, economista di 72 anni che tra il 1997 e il 2008 ha guidato il partito ecologista e progressista dei Verdi, ma invece tutto si è ribaltato. Ha stravinto Norbert Hofer, uomo ultranazionalista, euroscettico e anti-immigrazione e, per la prima volta dal Dopoguerra, fuori dalle elezioni presidenziali sono finiti proprio i grandi partiti tradizionali, i popolari e i socialdemocratici, di cui Faymann era espressione congiunta.

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