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Categorie: Libri

Cesare Lanza ci racconta il Kafka assicuratore in vista della presentazione del suo libro [ESCLUSIVA]

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Lunedi 9 maggio verrà presentato a Milano il nuovo libro del noto giornalista Cesare Lanza, Nel nome di Kafka. L’assicuratore (L’attimo fuggente). In anteprima l’autore ci ha rilasciato un’intervista in cui svela i motivi che lo hanno spinto ad indagare il Kafka assicuratore, un aspetto poco conosciuto della vita di uno dei più grandi letterati del XX secolo

 

 

 

Nel libro Nel nome di Kafka. L’assicuratore, edito dalla casa editrice L’attimo fuggente, Cesare Lanza indaga un aspetto della vita di Kafka spesso trascurato e poco approfondito dalla critica, quello del suo impegno lavorativo come impiegato, dapprima presso le Assicurazioni Generali di Praga (1907), poi presso l’Istituto d’assicurazioni contro gl’infortuni per il Regno di Boemia (1908). Nel libro, Lanza pone un’interessante punto di divergenza tra Kafka e gli altri suoi colleghi, anch’essi scrittori e assicuratori, come Balzac, Eliot, Dickens, Bukowski, Maupassant, Montale, Saba, Svevo, per citarne solo alcuni. Mentre quest’ultimi, infatti, svolgevano il loro mestiere di impiegati superficialmente, considerando l’impiego soltanto una mera forma di sostentamento materiale, per poi dedicarsi alla loro amata scrittura, Kafka invece era un “impiegato modello”.

Sebbene la vocazione a lui più congeniale fosse ovviamente la letteratura, tuttavia svolgeva la sua professione di assicuratore con scrupolosa dedizione. Questo è il motivo cruciale che ha indotto Lanza a scrivere questo libro davvero interessante su un Kafka poco conosciuto. Se tanti altri, nell’odierno periodo critico per il mondo del lavoro, svolgessero la professione che non hanno potuto scegliere, ma che gli è stata imposta per necessità, con altrettanto senso del rigore, risolveremo forse una delle questioni più allarmanti. È quanto ci racconta lo stesso Lanza nell’intervista che noi di Velvet News gli abbiamo voluto rivolgere, in vista della presentazione del suo libro, che si terrà a Milano lunedì 9 maggio.

 

Come mai ha voluto indagare questo aspetto così poco noto della vita di Kafka, l’impegno lavorativo presso le Assicurazioni?

Io sono rimasto colpito proprio da questo aspetto che è il motivo centrale del libro e lo sarà anche del dibattito di lunedì. Non sono un esperto particolare di Kafka, pur stimando molto i suoi libri, non sono neanche un esperto particolare di assicurazioni. Sono rimasto colpito perché, per arrivare, diciamo così a fine mese, Kafka come tanti altri scrittori, poeti, letterati, etc… aveva trovato un impiego. Ora tutti, ho fatto fare delle ricerche, pensavano solo a scrivere aspettando la fine del mese. Invece lui con grande senso del rigore, con umiltà, pur detestando il lavoro che faceva, lo svolgeva con esemplare dedizione. Questo mi ha colpito perché ho pensato che, se tutti i Paesi, ed in particolare l’Italia, la pensassero così, sarebbero numerosi personaggi come Kafka e le cose andrebbero sicuramente molto meglio.

Siamo d’accordo con lei. È vero che lei negli archivi praghesi dell’Istituto d’assicurazioni per il Regno di Boemia ha trovato dei documenti inediti di Kafka?

Non io. Ad essere corretti, io insieme ad un gruppo di collaboratori formidabili, che sanno fare ricerche in maniera meravigliosa. Hanno scoperto documenti che sono parzialmente inediti, sono a conoscenza solo di qualche studioso, di qualche universitario, di qualche docente, etc… Nel libro ci sono anche questi documenti perché Kafka, nella parte finale del suo impiego, fu anche promosso e iniziò ad occuparsi dei sinistri, dei risarcimenti e quindi aveva fatto relazioni di questo tipo. Nel libro ci sono quattro relazioni, in parte inedite.

Pensiamo che questo sia uno degli aspetti più importanti del suo libro, che apriranno nuovi spiragli di studio su questo scrittore. Senta, “Come si sente di presentare il suo libro al pubblico dei lettori?

Come ho detto prima, soprattutto per questo aspetto sul lavoro, perché pensando ai “bamboccioni”, alle corruzioni, alle raccomandazioni, alle “spintarelle”, le riflessioni sul lavoro possono essere numerose. Io pensando che pochi possano essere i fortunati, io tra quelli e spero anche tu riesca a fare un lavoro che ti piace veramente, la maggior parte invece è obbligata, per motivi materiali, per sostentare se stessi e le famiglie, a fare lavori che non sono graditi.

Un’ultima domanda: “Perché Kafka? Le piace come scrittore?

Si, mi piacciono molto i suoi scritti. Ad esempio ne Il processo lui immagina la situazione drammatica di ingiustizia che oggi è molto frequente anche in Italia. È un visionario. Basti pensare alla celebre metafora del ragno. Quello che mi ha colpito però è che lui, unico fra tanti scrittori assicuratori, aveva questo senso del rigore, del dovere, per cui detestava il suo lavoro ma si impegnava in quello che faceva.

Photo credits: Facebook

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