Siria, bombe sull’ospedale di Aleppo. L’orrore non si ferma

Almeno 20 persone tra cui un bambino sarebbero rimasti ucciso in un raid aereo compiuto dall’esercito di Assad su Aleppo. Tra le vittime anche un medico.

Era uno dei pochi pediatri rimasti nella zona di Aleppo
, il medico morto del raid aereo di ieri notte ad Aleppo. Ad essere colpito è stato l’ospedale di Al-Quds, secondo gli attivisti dell’opposizione locale, è stato colpito per due volte nel giro di pochi minuti. Questa mattina si continuava a scavare nelle macerie e si teme che il bilancio delle vittime possa crescere di molto. Quella di colpire gli ospedali è un’abitudine sempre più consueta nella guerra in Siria. Medici Senza Frontiere ha denunciato che gli attacchi sono pianificati e fatti di proposito per fiaccare la resistenza del nemico. L’associazione è arrivata a cercare di mimetizzare le strutture per ingannare l’aviazione.

A questa tragedia si aggiunge la fuga dei profughi, secondo l’Hnc ci sono 40 mila nuovi profughi a causa dei bombardamenti. A Nord di Aleppo, invece, altre decine di migliaia stanno fuggendo di fronte all’avanzata dell’Isis, che ha sfondato il fronte ribelle e minaccia di tagliare la strada di collegamento fra la città e il confine con la Turchia. Da Ginevra l’uomo dell’Onu aveva sottolineato la necessità di un nuovo sforzo di Russia e Stati Uniti per “rivitalizzare” la tregua formalmente in vigore dal 27 febbraio. I delegati delle opposizioni presenti sul lago Lemano hanno abbandonato il tavolo delle trattative denunciando le violazioni del cessate-il-fuoco e la situazione difficile della popolazione civile.

Della crisi siriana ha parlato al quotidiano Avvenire anche il vescovo caldeo di Aleppo, Antoine Audo, che è anche presidente della Caritas locale. Secondo monsignor Audo, “tutti i cristiani andranno via da questa area del mondo, resterà solo Dio con la sua misericordia, la sua provvidenza, la forza del suo perdono“. Per il vescovo, i jihadisti del sedicente Stato islamico sono “burattini senza futuro”.

Photo Credits: Twitter

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