Al governo infuria lo scontro politico sulle conseguenze dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Dopo le dimissioni della ministra Federica Guidi, ieri i magistrati hanno interrogato Maria Elena Boschi. Il presidente del consiglio continua a difendere l’operato del governo mentre l’opposizione e pronta alla sfiducia. Ma di cosa tratta l’inchiesta? Proviamo a spigarlo.
LA STORIA DELLA TEMPA ROSSA
Tutto è iniziato nel 2008 quando la procura di Potenza ha aperto un indagine sul centro petrolifero che la Total aveva intenzione di realizzare a Tempa Rossa, paese tra Corleto Perticara e Gorgoglione nel cuore della Basilicata. L’inchiesta è stata aperta sull’ipotesi di costituzione d’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbativa d’asta per il appalti dei lavori per la costruzione dell’impianto, le indagini furono coordinate dall’allora Pm di Potenza, Henry John Woodcock che arrestò l’amministratore delegato della Total, Lionel Lehva insieme ad alcuni dirigenti della compagnia. Tutti uscirono dal carcere dopo pochi giorni per aver ottenuto gli arresti domiciliari. Ieri Lehva è stato condannato a tre anni, mentre gli ex dirigenti Total, Roberto Pasi e Roberto Francini a sette anni ciascuno.
IL RUOLO DELLE MINISTRE FEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHI
La sentenza di ieri conferma la riuscita delle indagini che hanno coinvolto anche la ministra Federica Guidi, costretta alle dimissioni dopo la pubblicazione di un’intercettazione dove parlava esplicitamente con il convivente Gianluca Gemelli di un emendamento fatto apposta per “aiutare” gli affari dell’uomo. Gemelli infatti è un imprenditore e l’emendamento per salvaguardare i suoi interessi a favore delle lobby del petrolio era stato bocciato dal governo, nella telefonata la Guidi assicura a Gemelli che sarà di nuovo riproposto con la firma del ministro per le riforme Maria Elena Boschi. L’emendamento è stato firmato dalla ministra e per questo motivo, oggi i magistrati hanno interrogato la Boschi per più di due ore, come persona informata sui fatti.
LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Uno scandalo giudiziario che rischia di compromettere seriamente la vita del governo. Il Movimento 5 Stelle è sul piede di guerre, ieri ha organizzato una manifestazione in Basilicata e sui social è partito l’hashtag #trivellopoli. I senatori Pentastellati hanno scritto una mozione di sfiducia per il governo dove affermano che: “Sul presidente del Consiglio grava una condotta gravemente omissiva, stante l’assenza di tempestivi provvedimenti governativi, generali ed astratti, volti a mettere in sicurezza, ex ante, il sistema Paese dagli esiti perniciosi della commistione di interessi pubblici e privati, che anzi sembra prosperare proprio negli ambiti che dovrebbero prevenirla“.
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