Spari, città blindate, militari, tv e giornali censurati. Questo è quanto sta succedendo in Libia. La situazione rischia di degenerare da un momento all’altro.
IL NUOVO GOVERNO LIBICO VOLUTO DALL’ONU
Si chiama Fayez Al Sarraj il nuovo premier del governo di unità nazionale libico. Scelto dall’Onu per cercare di mettere ordine nella complessa situazione politica e sociale del paese. Il problema è che né a Tobruk né a Tripoli è stato riconosciuto e l’accoglienza di Al Sarraj è stata tutt’altro che pacifica. Le più grandi minacce arrivano dalle autorità islamiste che promettono una “lunga guerra“. Ma a non vedere di buon occhio la decisione dell’Onu c’è anche il Congresso libico di Tripoli (Gnc), che ha fatto appello a tutti i rivoluzionari di combattere il gruppo di intrusi accusati di voler imporre al popolo libico la tutela internazionale.
Per ora il nuovo consiglio presidenziale si è barricato nella base navale di Abusetta e da qui Al Sarraj ha dichiarato di voler rimanere fedele agli ideali della rivoluzione del 17 febbraio che ha deposto il leader Muammar Gheddafi. Tobruk per ora rimane dell’idea di non dare la fiducia al nuovo governo e il leader del governo di Tripoli ha consigliato a Al Sarraj di consegnarsi alle autorità libiche o ritornare in Tunisia.
CONSEGUENZE PER L’ITALIA
Una situazione di forti tensioni che rischia di degenerare in una guerra civile e questo potrebbe portare delle conseguenze anche per l’Italia. Se le cose non miglioreranno si rischia di avere sulle coste del nostro paese circa 3.000 migranti al giorno, pronti a tutto per scappare dal paese già fortemente instabile a causa della mancanza di un governo e minacciato dai terroristi dell’Isis. Un ipotesi che si fa sempre più credibile visto che per le strade della Libia si respira già il clima di guerra, con blindati e militari che questa mattina hanno occupato la sede della televisione di stato.
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