Ieri sera sono rientrate in Italia le salme di Salvatore Failla e Fausto Piano, i due tecnici della Bonatti sequestrati e uccisi in Libia. Ad accogliere i feretri all’aeroporto di Ciampino i familiari delle vittime e il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Sulla pista dell’aeroporto di Ciampino non appena sono scese dall’aereo militare le bare di Salvatore Failla e Fausto Piano, è sceso il silenzio. Dopo la fine dell’autopsia a Tripoli finalmente i parenti delle vittime hanno potuto salutare per l’ultima volta i loro cari. Rinvii, ritardi e rimpalli burocratici hanno caratterizzato il rientro delle due salme, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni non ha esitato a mostrare la propria irritazione per il ritardo e per l’atteggiamento delle autorità libiche. L’unica cosa che l’Italia è riuscita ad ottenere è stata la presenza di un medico legale italiano durante l’autopsia dei due cadaveri, ma il dubbio che il governo libico possa aver nascosto qualcosa resta alto.
Di fronte ai due feretri rientrati in patria, per mezz’ora si sono spente tutte queste polemiche. Nessun lamento e nessun grido di dolore da parte dei familiari di Failla e Piano, solo un composto e dignitoso silenzio. Dopo la commozione sale la rabbia, sopratutto da parte della famiglia di Failla che accusa lo Stato di non aver aiutato l’uomo e di averlo lasciato solo nelle mano dei rapinatori.
La moglie di Salvatore, Rosalba ha fatto ascoltare in una registrazione telefonica del 13 ottobre la voce disperata del marito: “Ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv“. Nonostante l’accorato appello dell’uomo, Rosalba ha ubbidito agli ordini degli inquirenti italiani che le hanno tassativamente vietato di riferire ai media dettagli sulla vicenda. Ora dopo la tragica fine di Salvatore e Paolo, Rosalba dichiara d’essersi pentita e accusa l’Italia di aver abbandonato al loro destino i due uomini.
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