L’omicidio di Giulio Regeni, tutta la ricostruzione degli investigatori italiani

La verità sulla morte di Giulio Regeni è ancora avvolta nel mistero. La polizia egiziana cercava il ragazzo già dalla fine di dicembre e spunta una misteriosa donna che fotografò il ragazzo pochi giorni prima del suo rapimento.

C’è un’unica verità fino a questo momento sull’omicidio di Giulio Regeni: il tentativo della polizia egiziana di depistare le indagini. Già dalle prime ore dopo il ritrovamento del cadavere, la mattina del 3 febbraio, vennero segretamente interrogate le persone vicine al ragazzo. Domande sulla vita private di Giulio e sulle sue attitudini sessuali, ma la cosa ancora più sconvolgente è che la Polizia conosceva il ragazzo e ancora non sono chiari i motivi per cui alcuni agenti andarono nella sua casa del quartiere Dokki del Cairo per cercarlo.

La sera del tre febbraio subito dopo il ritrovamento del corpo di Regeni viene convocato dalla polizia egiziana un suo caro amico e anche il Professor Gennaro Gervasio. Entrambi vengono interrogati a lungo, senza magistrati e senza che l’ambasciatore italiano Maurizio Massari fosse avvisato dell’accaduto. Lo stesso amico di Giulio dichiara agli investigatori italiani un particolare molto significativo accaduto l’11 dicembre. Lui e Regeni si trovavano in un’assemblea al Cairo organizzata da una Organizzazione Non Governativa che sostiene i diritti dei lavoratori.

Nella riunione erano presenti molti sindacati indipendenti per discutere la legge sul pubblico impiego e le libertà sindacali. Giulio intervista alcune persone, prende spunti e appunti per la sua ricerca poi si accorge d’essere fotografato da una ragazza egiziana. Il sospetto è che nel clima di tensione e forte repressione dell’Egitto alcuni reparti speciali possano aver scambiato il lavoro di Giulio per una minaccia e questo sia costato la vita al ragazzo. Gli investigatori italiani hanno accertato la causa della morte di Regeni dovuta alla rottura della prima vertebra cervicale.

Foto Credits: Twitter

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