Hillary Clinton e Donald Trump ottengono la maggioranza dei voti nel Super Tuesday
Negli Stati Uniti il “Super Tuesday” si è concluso con una netta vittoria di Hillary Clinton per il fronte democratico e di Donald Trump, a capo dei repubblicani. Entrambi hanno riportato la maggioranza dei voti ed ora si contendono il primato alle prossime elezioni presidenziali.
I primi risultati dello spoglio mostrano una chiara suddivisione per Stati:
Donald Trump (fronte repubblicano): Alabama, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Virginia, Arkansas, Vermont
Hillary Clinton (fronte democratico): Alabama, Georgia, Tennessee, Virginia, Arkansas, Texas, Massachusetts
Ted Cruz (fronte repubblicano): Texas, Oklahoma
Marco Rubio (fronte repubblicano): Minnesota
Bernie Sanders (fronte democratico): Vermont, Oklahoma, Minnesota, Colorado
Mancano Ancora i risultati dell’Alaska.
Hillary Clinton parla già da candidata ufficiale e nel suo discorso manda un chiaro segnale: “Non c’è bisogno di fare grande l’America, l’America non ha mai smesso di essere grande”, con un riferimento molto diretto allo slogan di Trump “Make America great again” e afferma: “La posta in gioco in queste elezioni non è mai stata così alta”.
Donald Trump si definisce un “riunificatore” e afferma che potrebbe finalmente porre fine ai contrasti interni al partito repubblicano, creando un partito unito e molto più grande. Nel suo discorso si mostra molto sicuro di sé: “quando avremo finito le primarie andrò contro una sola persona, e questa sarà Hillary Clinton”. Sono tuttavia molte le polemiche contro Trump, soprattutto per le sue politiche controverse in materia di immigrazione.
In America ci si chiede se Trump sia l’avversario ideale per Hillary Clinton e, all’interno dello stesso partito repubblicano, la prospettiva di una nomination per Trump suscita non poche perplessità. Bill Clinton ha esternato le sue preoccupazioni circa il fatto che la moglie debba affrontare la sfida presidenziale contro Trump.
Il Super Tuesday fu istituito nel 1988, per volontà dei Democratici degli Stati del Sud, che decisero di organizzare le primarie nello stesso giorno in nove stati per aumentare la propria influenza regionale nella scelta del candidato e dare alla campagna elettorale per le primarie presidenziali un’impronta più nazionale rispetto al potere di voto dei singoli Stati.
Photo Credits: Facebook