Il vicepresidente di Facebook Diego Dzodan arrestato in Brasile con l’accusa di non voler collaborare a indagini sul narcotraffico
La polizia federale brasiliana ha arrestato a San Paolo il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, Diego Dzodan. L’accusa che ha portato alle manette è la mancanza di collaborazione di Facebook in indagini sul narcotraffico negando la decriptazione di messaggi su WhatsApp, che dal 2014 è stata acquisita dalla piattaforma social di Mark Zuckerberg. Inizialmente il giudice incaricato delle indagini aveva stabilito una multa di 230.000 euro, da pagare entro un mese, poi ha deciso per l’arresto.
“Non possiamo fornire informazioni che non abbiamo”, questa la posizione ufficiale di Facebook. Un portavoce della società ha dichiarato: “Il caso riguarda Whatsapp che agisce separatamente da Facebook […] Non possiamo commentare questa indagine specifica, se non per dire che abbiamo collaborato con le autorità brasiliane […] WhatsApp non memorizza i messaggi delle persone. Li trattiene fino a che non vengono consegnati, dopo esistono solo sui dispositivi degli utenti.
Il caso, che ha riportato l’attenzione sul tema della privacy, ha suscitato molto scalpore in Brasile e la decisione del giudice è stata da molti considerata eccessiva.
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