Ieri sera all’età di 84 anni è morto Umberto Eco, scrittore, filosofo e semiologo. Una delle figure più importanti della cultura italiana. A dare l’annuncio della scomparsa i famigliari più stretti del romanziere.
Giornata triste quella di ieri sera per il mondo della cultura. Dopo la scomparsa della scrittrice americana Harper Lee, autrice del libro Il buio oltre la collina, se ne è andato anche Umberto Eco. Il nome della Rosa, Il Pendolo di Faucault sono solo alcuni dei titoli più famosi. Uno scrittore inarrestabile che oltre ai romanzi di successo ha scritto saggi di filosofia e storici.
Ma prima di tutto Umberto Eco era un semiologo, uno dei più grandi della nostra storia. Ed è stato proprio l’amore per le parole scritte e parlate a renderlo uno delle menti più acute del nostro secolo. Famosi i suoi dibattiti scherzosi e acuti con molti intellettuali e filosofi italiani, come Paolo Fabbri, Achille Bonito Oliva e Luciano Nanni. Amante di ogni forma di comunicazione dai fumetti (era una grande appassionato di Dylan Dog) alle serie televisive.
Dalla fine degli anni cinquanta, Umberto Eco mosso dallo spirito profetico che caratterizza i grandi intellettuali, inizia a interessarsi di mas media e comunicazione di massa. Su questo tema pubblica diversi articoli e saggi che confluiscono in uno dei testi più completi sull’argomento, Diario Minimo (1963). Alla fine degli anni settanta, insieme ad altre figure di spicco della cultura italiana come il grecista Benedetto Marzullo e il critico d’arte Renato Barilli, fonda il Dams a Bologna, la prima università dedicata alle materie dello spettacolo.
“I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” Questo era quello che pensava del mondo di internet, accusato di abusare e gestire in maniera scorretta la parola, la sacra musa a cui Umberto Eco si è dedicato per tutta la sua vita. Per questa sua presa di distanza dai social media è stato attaccato da molti giornalisti e suoi colleghi. In uno dei suoi ultimi incontri, quello a giugno dello scorso anno, quando gli è stata conferita la Laurea in honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media, si sentiva ottimista riguardo un possibile futuro per la carta stampata. “Il giornale non scomparirà almeno per gli anni che mi è consentito di vivere.” Profezia che si è avverata, resta solo da vedere cosa succederà in futuro nel mondo della comunicazione. Per ora l’unica certezza è che da oggi mancherà una della menti più critiche, creative e intelligenti del nostro secolo.
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