La valutazione economica dei Giochi olimpici e paraolimpici Roma 2024, presentata dal Coni e dal Comitato organizzatore, mette in luce questo dato: se Roma dovesse vincere la corsa olimpica si stima una crescita di +2,4% del Pil e 177mila posti di lavoro in più.
Roma rende pubblico il dossier con cui si mette in gara per riportare le Olimpiadi del 2024 nella Città Eterna, con la speranza che come accaduto nel 1960 queste diventino “il crocevia di una nuova crescita contrassegnata da qualità e sostenibilità“, come sostiene il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con questo auspicio si svela un progetto in cui si vede la capitale gareggiare con le altre candidate: Parigi, Budapest e Los Angeles. Dalla valutazione economica dei Giochi olimpici e paraolimpici Roma 2024, presentato dal Coni e dal Comitato organizzatore, emerge un dato davvero significativo.
Se Roma dovesse vincere la corsa, negli anni 2017-2023 la crescita del Pil è stata stimata a uno +0,4% di media annua, il che significa oltre il 2,4% totale. Un Prodotto interno lordo positivo in termini di occupazione significa 177mila nuovi posti di lavoro. Senza dubbio questa sarebbe la cifra di maggior impatto sul nostro Paese che viene fuori dal dossier. I costi invece ammonterebbero a 5,3 miliardi, una somma sicuramente più “low budget” rispetto a quella delle ultime edizioni estive, come fa notare Giovanni Malagò, personalità più importante del Coni. Il budget “ più basso nella storia dei Giochi», i cui costi effettivi saranno di 2.1 miliardi, mentre i restanti 3.2 arriveranno dal notevole contributo del Cio, nonché da sponsor, merchandising e biglietti.
La candidatura di Roma ad ospitare i Giochi olimpici e paraolimpici del 2024 è una sfida per tutto il Paese e ne mette alla prova la sua “qualità” e risorse, come afferma Sergio Mattarella in una lettera al presidente del comitato promotore, Luca di Montezemolo, e al presidente del Coni, Giovanni Malagò, che l’ha letta all’apertura della presentazione del dossier della candidatura romana ai Giochi. Roma ci ritenta dunque, dopo la marcia indietro per il 2020, con un progetto che non lascerà “cattedrali nel deserto. Il prossimo 13 settembre a Lima scopriremo se ce la farà.
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