Si chiamava Raphael Schumacher, era un giovane di ventotto anni con un sogno: quello di fare l’attore. Un sogno comune a molti ragazzi, ma sono pochi quelli che riescono a realizzarlo. Costa fatica, molto studio e determinazione. Raphael era quasi riuscito a coronare questo sogno. Lo scorso novembre si era diplomato all’Accademia Nico Pepe di Udine, uno dei centri più ambiti d’Italia, dove viene ammesso ai corsi solo chi supera una dura selezione.
A interrompere la sua carriera è stato un tragico incidente accaduto sabato 30 gennaio. Raphael si trovava in scena al teatro Lux di Pisa, protagonista di uno spettacolo d’avanguardia, una serie di monologhi dedicati a un unico spettatore. La parte del ragazzo riguardava la tematica delicata del suicidio degli adolescenti e terminava con la simulazione di un’impiccagione. Ma qualcosa nella finzione teatrale non ha funzionato e ha trasformato il gesto in un reale suicidio.
Ad accorgersi dell’incidente è stata la spettatrice dello spettacolo, una studentessa di medicina che ha avvertito immediatamente la sicurezza. Raphael è arrivato in ospedale in condizioni gravissime ed è morto giovedì. La procura ha aperto un’indagine sulla morte del ragazzo, e per il momento la pista del suicidio volontario è stata esclusa, mentre sono state iscritte nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, quattro persone responsabili dell’associazione teatrale, The Thing che ha in gestione il teatro Lux.
I quattro indagati dovranno rispondere dell’eventuale mancato rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi del lavoro. Tutto il mondo teatrale si è stretto attorno al dolore della famiglia che ha dichiarato la volontà di voler donare gli organi di Raphael, secondo la volontà del ragazzo. “Sia la famiglia che la procura della repubblica hanno autorizzato la donazione degli organi ma la loro effettiva prelevabilità sarà oggetto di valutazione clinica che andrà avanti nel corso della notte“. Questo è quando si legge da una nota della Procura.
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