Dopo 30 anni il Senato cambierà volto. La Riforma è ormai prossima all’approvazione, con il voto finale calendarizzato per l’11 gennaio. Muteranno gli attuali equilibri, con il superamento del bicameralismo perfetto, che costituiva un intralcio all’approvazione delle leggi, imponendo l’approvazione dello stesso identico testo da parte di entrambe le Camere. Il Senato non darà più la fiducia al Governo né potrà chiedere le dimissioni di un ministro. Voterà la legge di bilancio ma l’ultima parola spetterà ai deputati.
Potrà soltanto “valutare le politiche”, ma a dossier e dibattiti non seguiranno mozioni o sanzioni concrete. Co-legislatore in materie molto limitate, nelle altre potrà intervenire esprimendo un’opinione comunque non vincolante. Potrà concorrere alla realizzazione delle politiche europee, anche se nessun parlamento dei paesi membri è mai riuscito ad incidere in modo decisivo. Se la Camera promuoverà commissioni d’inchiesta, Palazzo Madama dovrà limitarsi a semplici indagini.
Cambierà il quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica: previsti i 2/3 per i primi scrutini e dal settimo in poi i 3/5. Il Senato potrà nominare direttamente due Giudici costituzionali mentre nell’attuale sistema ne venivano indicati cinque. I senatori saranno 100 e non più 315: cinque avranno un mandato di sette anni e li indicherà il Capo dello Stato. Gli altri 95 componenti, che non avranno indennità e pensioni aggiuntive, saranno indicati dai Consigli e quindi indirettamente dai cittadini che eleggono le Istituzioni locali, ovvero Regioni e Comuni mentre le Province scompariranno.
Una legge dello stato chiarirà quanti seggi saranno assegnati alle singole entità territoriali, in proporzione agli abitanti. Ogni Regione dovrà averne almeno due, con la Lombardia che potrebbe ottenerne fino a nove, mentre Lazio, Campania e Sicilia ne avranno sicuramente più di cinque. Il modello è quello francese, dove il senato – eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali – ha funzioni marginali. Se la Camera dei pari inglesi è espressione del clero mentre negli Usa rappresenta gli Stati Federali, maggiori i punti di contatto con il Senato tedesco, espressione dei Land. In Germania sussiste però un vincolo di mandato che impone ai senatori di votare in un certo modo mentre in Italia i consiglieri sposeranno presumibilmente la linea dettata dal partito.
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