Papa Francesco viene festeggiato da una vivace folla di fedeli nella sua ultima tappa a Cuba: la visita al santuario della Vergine della Carità del Cobre, nella città di Santiago. “Vogliamo essere una Chiesa che esce di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione“, ha detto Bergoglio nell’omelia della messa. Simbolica la calorosa stretta di mano al presidente cubano Raul Castro presente in prima fila, dopo esserlo stato anche alle funzioni celebrate dal Pontefice due giorni fa a L’Avana e ieri a Holguin.
“L’anima del popolo cubano è stata forgiata tra dolori, privazioni che non sono riusciti a spegnere la fede. Generazione dopo generazione, giorno dopo giorno, siamo invitati a rinnovare la nostra fede. Siamo invitati a vivere la rivoluzione della tenerezza – ha spiegato Francesco – Siamo invitati a uscire di casa, a tenere gli occhi e il cuore aperti agli altri. La nostra fede ci fa uscire di casa e andare incontro agli altri per condividere gioie e dolori, speranze e frustrazioni. Ci porta fuori di casa per visitare il malato, il prigioniero, chi piange e chi sa anche ridere con chi ride, gioire con le gioie dei vicini”.
Durante la celebrazione le sue parole sono state molto chiare: “La nostra rivoluzione passa attraverso la tenerezza, attraverso la gioia che diventa sempre prossimità, che si fa sempre compassione e ci porta a coinvolgerci, per servire, nella vita degli altri“.
Il Papa riconosce che coltivare la fede non sempre è stato facile a Cuba. La fede dei cubani si è mantenuta viva “grazie a tante nonne che hanno continuato a render possibile, nella quotidianità domestica, la presenza viva di Dio“. Una fede silenziosa, dunque, tenuta nascosta tra le mura di casa per non subire ritorsioni soprattutto durante i periodi più bui del regime.
In serata il Pontefice sarà accolto da Barack e Michelle Obama a Washington, e le sue parole di congedo da Cuba suonano tanto come prologo della visita statunitense.
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