Giornata nera per la famosa azienda Uber. Il tribunale di Milano ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti che accusavano la start-up californiana di concorrenza sleale e ha disposto il blocco di UberPop su tutto il territorio nazionale con inibizione dalla prestazione del servizio.
Originariamente Uber era nata per offrire servizi di trasporto con auto guidate da autisti professionisti (noleggio con conducente). UberPop è uno dei servizi successivamente messi a disposizione dall’azienda con sede a San Francisco. Anche se, tra gli altri, UberPop è il servizio più innovativo, che ha permesso la grande diffusione dell’app Uber in tutto il mondo grazie alla sua semplicità e immediatezza. Chiunque era in possesso di una macchina propria e voleva diventare autista per Uber poteva candidarsi inviando i documenti necessari per mettersi alla guida. Una volta ottenuta l’approvazione, riceveva uno smartphone con installata l’applicazione per poter interagire con i clienti. Grazie alla geo-localizzazione gli utenti potevano prenotare online il conducente disponibile più vicino. E il gioco era fatto: semplice e rapido. Ma proprio la semplicità di queste caratteristiche di UberPop ha scatenato in molti Paesi le proteste dei tassisti. Proteste che non si sono fermate ai blocchi stradali, ma sono finite nelle aule dei tribunali, come in Italia.
L’attività svolta da Uber attraverso la app UberPop è “interferente con il servizio taxi organizzato dalle società, svolto dai titolari di licenze“, scrive Claudio Marangoni, il giudice della sezione specializzata imprese del tribunale di Milano, nell’ordinanza con cui ha disposto il blocco di UberPop. Come riportato negli atti giudiziali UberPop sembra non paragonabile al servizio di car-sharing perché nel caso della app oggi sospesa “l’autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall’utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento“. Claudio Marangoni motiva così la sua decisione: “Nel caso del car-sharing l’autista ha un suo percorso personale da svolgere e chiede a terzi di condividerlo per dividere le spese. Ciò sembra ingenerare anche un dubbio sull’effettiva attitudine di UberPop a generare vantaggi alla collettività in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico e consumo energetico, posto che esso sembra al contrario stimolare l’uso di mezzi privati senza che rispetto a tale uso possano essere poste in essere misure di programmazione e regolazione generale della mobilità che sembrano unanimemente considerate come lo strumento principale di intervento nel settore del trasporto urbano e non“. Secondo il giudice, UberPop, consentendo a chiunque di diventare tassista, ha determinato “un vero e proprio salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo“.
Ma l’italia non è l’unico Paese dove ci si mobilita contro Uber, ecco la situazione nel mondo:
I tassisti cantano dunque vittoria. Quello disposto oggi dal tribunale di Milano è un provvedimento cautelare che dispone il blocco e l’inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Uber avrà poi 15 giorni di tempo per adeguarsi all’inibitoria disposta, altrimenti scatteranno le penali. Contro il provvedimento, in ogni caso, c’è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso.
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