Nel pomeriggio di oggi prova di forza per Matteo Renzi: il primo voto di fiducia alla legge elettorale, domani gli altri due e martedì il voto finale. L’Italicum, dopo l’accelerazione imposta dal Premier, corre veloce verso l’approvazione alla Camera.
Una corsa frenata dal clima ostile in Parlamento: all’interno del Pd la fiducia sulla legge elettorale ha fratturato la maggioranza. Una cinquantina di deputati hanno annunciato che potrebbero uscire dall’aula in occasione del voto. Tra di loro anche l’ex segretario Pier Luigi Bersani che ha detto: “È in gioco la democrazia. Ma ormai questo non è più il mio partito“.
“Sulla legge elettorale – dice Renzi – sono giorni di polemica e discussione. Rispetto le posizioni di tutti e di ciascuno. Fa male sentirsi dire che siamo arroganti e prepotenti: stiamo solo facendo il nostro dovere. Siamo qui per cambiare l’Italia. Non possiamo fermarci alla prima difficoltà“.
Lunga e accorata è la lettera che il segretario del Pd scrive al quotidiano la Stampa difendendo le decisioni sull’Italicum. Nella lettera spiega che questa legge consentirà in primis un piccolo margine di sicurezza nell’attività parlamentare, attribuendo 340 deputati a chi vince le elezioni. Il premio verrà attribuito alla lista vincente, non più alla coalizione. Con questo atteggiamento Renzi spera di realizzare il suo sogno: due partiti che si sfidano su modello americano, arrivare a un compiuto bipolarismo.
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“Mettere la fiducia sulla legge elettorale è un gesto di serietà verso i cittadini“, è quello che scrive il Premier. Continua ammettendo che l’Italicum non è perfetto, come nessuna legge elettorale è perfetta. Ma è convinto che sia una legge seria e rigorosa che consentirà all’Italia di avere stabilità e rappresentanza. Cancellerà le liste bloccate e imporrà la chiarezza dei partiti davanti agli elettori. Soltanto uno potrà dire di aver vinto.
“La legge elettorale perfetta esiste solo nei sogni: decidiamo o continuiamo a rimandare? Se non passa, il governo va a casa“: ecco l’aut aut di Renzi. Parole forti, poi mediate da un’apertura verso il Senato: “Se lo riteniamo necessario ci sarà spazio al Senato per riequilibrare ancora la riforma costituzionale facendo attenzione ai necessari pesi e contrappesi: nessuna blindatura, nessuna forzatura“.
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