E’ iniziata oggi la discussione sulla riforma della legge elettorale a Montecitorio. Matteo Renzi sfida le opposizioni e il proprio partito nel giorno in cui l’Italicum approda in Aula e scrive ai coordinatori dei circoli democratici: “Non votare il provvedimento sarebbe il più grande regalo ai populisti“.
“Possono mandarci a casa, ma non fermare il cambiamento” così Matteo Renzi ai responsabili di circolo Pd. Nella lettera parla delle divisioni interne al partito sulla legge elettorale invitando alla responsabilità. Il premier avverte: sulla riforma “è in ballo la dignità del Pd“.
Nella lettera ha poi scritto: “La prima regola della democrazia è rispettare, tutti insieme, la regola del consenso interno. Quando ho perso le primarie, ho riconosciuto che la linea politica doveva darla chi aveva vinto. Adesso non chiedo semplicemente lealtà; chiedo rispetto per una intera comunità che si è espressa più volte, a tutti i livelli“. Precisando: “Possiamo restituire speranza e orgoglio all’Italia. Ma non possiamo fare melina. Non possiamo puntare a star qui solo per conservare la poltrona: siamo al governo per servire l’Italia, cambiandola. Non ci abitueremo mai alla palude di chi vorrebbe rinviare, rinviare, rinviare“.
Dure le parole di Renzi: “La legge elettorale diventa decisiva. Non solo perché è una legge seria, in linea con le precedenti proposte del nostro partito. Ma anche perché non approvarla adesso significherebbe bloccare il cammino di riforme di questa legislatura. E significherebbe dire che il Pd non è la forza che cambia il Paese, ma il partito che blocca il cambiamento“. Aggiunge poi: “Questa legge l’abbiamo cambiata tre volte per ascoltare tutti, per ascoltarci tutti. Ma a un certo punto bisogna decidere“. Lo scontro finale sull’Italicum va quindi in scena.
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L’ aula per la discussione generale risulta però quasi vuota: solo in 20 gli iscritti a parlare in questa prima fase di esame del provvedimento. Si tratta di una discussione generale, e generalmente dibattiti di questo tipo non vedono un particolare afflusso. Tuttavia, il dibattito sul tema che ha diviso in due il Partito democratico e spaccato il patto del Nazareno lasciava sperare una presenza maggiore di deputati. E invece erano presenti meno del dieci per cento dei componenti dell’Assemblea.
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