Genocidio: è la parola usata ieri da Papa Francesco nella Basilica di San Pietro, per descrivere il milione e mezzo di armeni uccisi dai turchi nel 1915. Il Santo Padre, infatti, durante la messa in Vaticano per il centesimo anniversario dell’eccidio degli armeni ha dichiarato che l’umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che viene considerata come “il primo genocidio del XX secolo“, è quella che ha colpito “il popolo armeno insieme ai siri-cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci“. “Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo” ha aggiunto Bergoglio.
Con queste parole il Pontefice cita uno dei suo predecessori, Papa Giovanni Paolo II alla fine del suo viaggio in Armenia, a Ierevan nel 2001. Wojtyla aveva, già 14 anni fa, qualificato il martirio armeno come “genocidio” anche se le autorità turche lo avevano pregato di non farlo, minacciando ritorsioni sulla minoranza cristiana in Turchia. Papa Bergoglio, oggi, fa sue quelle parole, ripetendo che il primo massacro di massa, pianificato a tavolino, risale al secolo scorso contro gli armeni. E fa una dichiarazione in un luogo solenne come San Pietro, alla presenza dei capi della Chiesa armena, nel giorno in cui viene fatto dottore della Chiesa un mistico medievale armeno, per la prima volta.
Davanti al presidente armeno Serz Sargsyan, e al capo della Chiesa Apostolica Armena Karekin II, il Papa si spinge oltre e fa capire che proprio da quegli eventi tanto lontani si possono capire meglio anche i genocidi attuali, i massacri dei cristiani non si sono mai fermati. “Anche oggi stiamo
vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza
generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che
esclama: «A me che importa? Sono forse io il
custode di mio fratello?»“. Bergoglio prosegue: “Sembra che
l’entusiasmo sorto alla fine della seconda guerra mondiale stia
scomparendo e dissolvendosi. Pare che la famiglia umana rifiuti
di imparare dai propri errori causati dalla legge del terrore; e
così ancora oggi c’è chi cerca di eliminare i propri simili, con
l’aiuto di alcuni e con il silenzio complice di altri che
rimangono spettatori. Come se non avessimo ancora imparato che la
guerra è una follia, una inutile strage“.
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È la prima volta che una presa di posizione così netta e impegnativa sulla vicenda armena viene esplicitata in pubblico. E diventa delicata, soprattutto perché potrebbe danneggiare le relazioni diplomatiche tra Vaticano e Turchia. La reazione di Ankara, infatti, non è mancata: è stato comunicato al nunzio Vaticano, Antonio Lucibello, che le autorità turche sono “profondamente dispiaciute e irritate” dalle parole del Papa sugli armeni.
La Turchia, poche ore dopo le parole del Pontefice, ha convocato il diplomatico per richiamarlo circa la descrizione degli eventi come “un genocidio“. La Turchia non ha mai riconosciuto la morte di centinaia di migliaia di cristiani armeni per mano dei soldati ottomani. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavuysoglu ha definito “inaccettabili” le parole di Bergoglio. Il capo della diplomazia turca ha scritto su Twitter: “le dichiarazioni del Pontefice, che non sono fondate su dati storici e legali, sono inaccettabili“.
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