Bufera politica su Maurizio Lupi per la nuova inchiesta sulle tangenti sulle Grandi opere condotta dalla Procura di Firenze. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non è indagato ma la sua posizione diventa un caso scomodo per il governo.
Mentre dalle carte continuano ad emergere nuovi particolari sull’inchiesta della procura di Firenze per gli appalti nelle Grandi opere – la cosiddetta operazione Sistema – che vede più di 50 indagati e ha portato in carcere per corruzione l’ex dirigente del ministero dei Lavori pubblici Ercole Incalza e l’imprenditore Stefano Perotti, in Parlamento il Movimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà annunciano una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle Infrastrutture. Secondo gli oppositori di Maurizio Lupi, pur non essendo indagato personalmente, è a lui che il Sistema faceva capo politicamente. Anche dal Partito Democratico si fa sentire Matteo Orfini: “È evidente e necessario che Lupi debba chiarire alcuni aspetti, immagino lo farà. Lo dovrà fare innanzitutto col presidente del Consiglio. Adesso siamo ad articoli di giornali, ci sono delle cose che destano inquietudine e preoccupazione. Penso sia necessario che chiarisca alcuni aspetti, poi si faranno le valutazioni“.
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Sotto l’occhio del ciclone, al Ministro sono stati contestati anche gli incarichi professionali affidati all’ingegnere Luca Lupi, suo figlio. A conferirli al giovane professionista è uno dei personaggi coinvolti nell’indagine, Stefano Perotti. Alcuni indagati ne parlano diffusamente in diverse conversazioni telefoniche intercettate dal gruppo Ros di Firenze.
Varie le accuse contenute nelle intercettazioni dell’inchiesta Sistema, tra cui ipotesi di favori e regali fatti al ministro e a suo figlio Luca. Maurizio Lupi si difende:“Non ho mai chiesto all’ingegnere Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato“. Il ministro ha quindi espresso massima disponibilità verso gli inquirenti. Ha detto, riguardo alle eventuali ripercussioni dell’inchiesta sui tempi delle opere, che il governo darà certezza per la realizzazione. Ha poi concluso “Ognuno risponderà degli errori fatti se li ha fatti, ma non possiamo fermare le Grandi opere. Siamo al fianco della magistratura“.
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