Una lettera uguale per tutte è il congedo di Berlusconi per le ragazze che erano sue ospiti ad Arcore, le famose Olgettine, dal palazzo in Via Olgettina a Milano Due di proprietà dello stesso Cavaliere, dove tutte loro vivevano a sue spese. Una lettera datata 29 dicembre 2013, di cui si conosceva l’esistenza ma non il contenuto, depositata giusto ieri tra gli atti al Tribunale del Riesame nell’inchiesta cosiddetta Ruby ter.
Il Ruby ter, terzo filone dell’inchiesta principale dalle cui accuse Berlusconi è stato definitivamente assolto dalla Cassazione, ipotizza corruzione in atti giudiziari commessa da parte dell’ex premier e falsa testimonianza da parte delle ospiti alle cene eleganti di Arcore. Le indagini sul caso vedono 45 indagati tra i quali una ventina di Olgettine che avrebbero taciuto, dietro compenso elargito dall’ex premier, durante i processi Ruby e Ruby bis. Il contenuto della missiva annunciava d’interrompere a partire dal gennaio del 2014 i contributi versati alle sue ospiti: ovvero 2500 euro che ciascuna di loro percepiva ogni mese.
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La procura di Milano ha stimato che in quattro anni il leader di Forza Italia abbia speso per il mantenimento di queste ragazze due milioni di euro. In apertura della lettera Berlusconi spiega alle Olgettine che i processi in corso non gli permetteranno di continuare ad essere generoso nei loro confronti. Aggiunge che i suoi legali hanno insistito per interrompere il mantenimento al fine di evitare che il gesto venisse strumentalizzato in sede processuale.
“Cara, […] sarai venuta a conoscenza che da alcune settimane sono state depositate le motivazioni relative agli incredibili processi sulle cene in casa mia. Inutile dirti che non c’è nessun riguardo per te e per gli altri ospiti delle nostre cene e che continua su di noi l’ignobile denigrazione che tutti abbiamo assurdamente dovuto subire.”
Il Cavaliere precisa, in chiusura, che questa sua decisione non deve essere interpretata come un definitivo allontanamento. Si augura anzi che un giorno tutto possa tornare alla normalità: “Spero, a processo finito, di poterti rivedere e riabbracciare. Ti voglio bene. Silvio“. Le ultime tre parole accompagnate dal suo nome, sono firmate a mano su ciascuna lettera.
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