Noemi Durini, l’autopsia conferma: “Era viva quando è stata seppellita, è morta per asfissia”

Lo studio sul corpo di Noemi Durini, la 16enne di Specchia brutalmente uccisa dal fidanzato reo confesso, ha confermato la deposizione di Lucio sulla terribile morte della ragazza: la giovane era viva quando è stata seppellita sotto un cumulo di pietre dal 17enne. 

Noemi Durini era ancora viva quando Lucio, il fidanzato reo confesso al momento dei fatti 17enne, l’ha seppellita sotto un cumulo di pietre il 3 settembre del 2017 nelle campagne salentine di Castrignano de’ Greci, in cui è stata rivenuta dieci giorni dopo la scomparsa. A stabilire con certezza ciò è la perizia voluta dalla Procura per i Minorenni di Lecce che ha voluto accertare la causa del decesso della 16enne di Specchia, in provincia di Lecce. La giovane, stando quanto scritto dal medico legale Roberto Vaglio, è morta “per insufficienza respiratoria acuta conseguente ad asfissia da seppellimento mediante compressione del torace e dell’addome”.

Noemi era quindi viva quando il suo assassino l’ha ricoperta con le pietre del muretto. L’esame sul corpo della giovane ha inoltre evidenziato che il fendente ricevuto con un coltello da cucina, la cui punta è rimasta conficcata nella nuca della povera ragazza, non è stato fatale per Noemi in quanto la lama non è entrata nella scatola cranica. Secondo il legale, inoltre, il trauma cranico commotivo è stato cagionato dall’azione multipla di corpi contundenti inferti a mani nude e/o pietre ed arma da punta e taglio.

Stando alla perizia sul corpo di Noemi Durini i tagli presenti sull’avambraccio sinistro dimostrano il tentativo di difesa da parte della ragazza mentre veniva brutalmente colpita, mentre le percosse al capo, secondo il medico legale Roberto Vaglio, potrebbe aver prodotto una commozione cerebrale che probabilmente l’ha resa incosciente anche a causa di una lesione laringea. Il fidanzato dunque, secondo la ricostruzione del perito, ha picchiato la povera Noemi, successivamente l’ha ferita ed ha successivamente trascinato il corpo privo di coscienza per circa 5 metri per poi seppellirlo. Il peso delle pietre, stando al medico legale, ha provocato l’asfissia e l’insufficienza respiratoria.

 

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