Isis in Italia, relazione shock dell’intelligence: “Concreta la minaccia di attentati”

In Italia la minaccia del terrorismo jihadista è “concreta ed attuale”. Il nostro Paese è “oggetto dell’attività propagandistica ostile di Daesh e continuano a essere presenti soggetti radicalizzati – tra i quali ‘islamonauti’ italofoni – o comunque esposti a processi di radicalizzazione”. Lo rileva la relazione annuale dell’intelligence presentata oggi 20 febbraio.

GLI ESTREMISTI CRESCIUTI QUI

In particolare, viene segnalato “il pericolo rappresentato dagli estremisti homegrown, mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da registi del terrore“. La relazione cita poi due casi “emblematici”: quello dell’italo-marocchino membro del commando responsabile degli attacchi di Londra del 3 giugno 2017 e quello dell’italo-tunisino che il 18 maggio 2017 a Milano ha aggredito un poliziotto nella stazione centrale. Attenzione particolare viene riservata al fenomeno dei foreign fighters (la stima indica in 129 il numero di quelle che hanno avuto a che fare con l’Italia).

LE CARCERI, LUOGO DI RADICALIZZAZIONE

Nel 2017 non si sono tuttavia registrate nuove partenze dal territorio nazionale verso i teatri di guerra. Gli 007 segnalano poi la propaganda ostile di Daesh che pubblica messaggi ostili anche in italiano e parla di «pressione di natura istigatoria», che ha «continuato a coniugarsi con l’attivismo di ‘islamonautì italofoni e di italiani radicalizzati impegnati a diversi livelli: dal proselitismo di base a più significativi contatti con omologhi e militanti attivi all’estero, compresi foreign fighters e soggetti espulsi dall’Italia per motivi di sicurezza». L’intelligence rileva infine che i processi di radicalizzazione, oltre che sul web avvengono in circuiti familiari di difficile penetrazione, in centri di aggregazione e nelle carceri, «fertile terreno di coltura per il virus jihadista, diffuso da estremisti in stato di detenzione».

GLI SBARCHI: PERICOLO INFILTRAZIONI TERRORISTI

L’intelligence rileva che mentre calano gli sbarchi di migranti e profughi dalla Libia (-34% nel 2017 rispetto a 2016), sono in aumento quelli che originano da Tunisia (+492% ) ed Algeria (+70%), segnalando che “rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi effettuati sotto costa per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici“.

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