Omicidio Pamela Mastropietro: le prove shock contro i tre presunti assassini

L’inchiesta per la tragica morte di Pamela Mastropietro non è affatto conclusa, ma gli inquirenti non hanno dubbi su chi ha ucciso la giovane romana, massacrando il suo corpo con una violenza inaudita.

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: ad uccidere Pamela Mastropietro sono stati il 29enne Innocent Oshegale, il 22enne Lucky Desmond e il 27enne Awelima Lucky, anche se non è escluso, al momento, che possano spuntare altri complici. Grazie ai tabulati telefonici e alle celle stesse, chi indaga ha ricostruito quanto accaduto alla povera 18enne romana quel 30 gennaio tra le 12 e le 18. In quella fascia oraria, come riporta l’inviato Paolo G. Brera de La Repubblica, i tre uomini, imputati per la morte della ragazza, hanno smesso di comunicare tra loro, cessando qualsiasi attività come messaggi e telefonate, riprese invece tra le 18 e le 19, quando due dei tre sospettati hanno lasciato la casa di via Spalato. Per chi indaga i tre uomini si trovavano con Pamela tra le 12 e le 18 e per questo non comunicano tra loro: in quelle ore stavano uccidendo e facendo a pezzi la ragazza.

L’indagine è ancora aperta, come precisato dallo stesso procuratore Giovanni Giorgio, che precedentemente aveva esclamato “Il caso è chiuso” riferendosi esclusivamente che per la Procura di Macerata non vi sono più dubbi su cosa sia successo a Pamela Mastropietro. Come riporta La Repubblica, secondo gli inquirenti Innocent, Lucky e Awelima hanno ucciso e straziato il corpo della ragazza insieme. Separatamente si sono occupati di ripulire la casa, di allontanare il corpo della ragazza in modo così maldestro da essere rapidamente acciuffati. Le prove contro i tre uomini sono sempre più solide: i tecnici analizzando il cellulare di Innocent hanno trovato due numeri di telefono utilizzati per una lunga serie di chiamate e di messaggi che si interrompono proprio nelle ore in cui Pamela stava morendo e in cui il suo corpo veniva fatto a pezzi. Nei telefoni di Lucky e di Innocent, Awelima ha due nomignoli diversi. I carabinieri, nelle ore in cui Pamela moriva, hanno accertato la presenza di tutti e tre nella casa in quanto i telefoni hanno agganciato la stessa cella vicina all’appartamento di via Spalato.

Awelima ha negato di conoscere gli altri due imputati, ma i tabulati e le celle telefoniche non mentono. I carabinieri hanno inoltre confrontato le impronte digitali con quelle trovate in casa e tutti e tre erano lì. Innocent, dopo aver abbandonato il corpo di Pamela nelle due valigie, è tornato a casa e il giorno seguente è uscito con Lucky per comprare altre confezioni di varechina per finire il lavoro di pulizia della casa. Awelima intanto aveva lasciato Macerata con la moglie, all’oscuro di tutto.

Vi sono ancora alcune perplessità in merito al delitto di Pamela Mastropietro, tra cui il movente. Per gli inquirenti, come riporta l’inviato Paolo G. Brera de La Repubblica, il sospetto è che la ragazza sia stata uccisa perché, dopo essersi drogata, non ha accettato di avere rapporti sessuali con i nigeriani, che l’avrebbero violentata e uccisa. Per ora non ci sono prove della violenza, solo forti sospetti perché nello straziare e ripulire il suo corpo hanno cercato di cancellare le tracce di un eventuale stupro. Lo stesso hanno fatto sul collo: forse hanno provato a strangolarla, e hanno cercato di eliminare anche quella prova di violenza. Ma il corpo di Pamela parla e ad inchiodarli con l’accusa di omicidio volontario vi sono la botta in testa all’altezza della tempia, e le coltellate al fegato. Per il medico legale sono state inferte quando era viva.

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