Pamela Mastropietro colpita alla tempia e al fegato prima di morire: i risultati shock della nuova autopsia

Svolta decisiva nelle indagini riguardanti la morte di Pamela Mastropietro: la 18enne fatta a pezzi ha subito atti di violenza prima di morire. Dal quel che emerge la droga potrebbe non essere la ragione della morte: si fa strada l’ipotesi di omicidio.

Una notizia shock emerge dalla seconda autopsia svolta sui resti di Pamela Mastropietro, la ragazza romana di soli 18 anni il cui corpo fatto a pezzi è stato rivenuto in due trolley a Pollenza, in provincia di Macerata. Stando alle ultime dichiarazioni del medico legale Mariano Cingolani, che ha svolto la nuova autopsia su incarico della Procura, Pamela ha subito atti di violenza prima di morire. Da quel che emerge sembra quindi che la droga potrebbe non essere la ragione della morte della 18enne.

Pamela Mastropietro, stando quanto rivelato, presenta una ferita alla testa che risulta inferta quando era ancora viva. Inoltre vi sono delle ferite all’altezza del fegato compatibili con delle coltellate: anche queste, secondo il medico legale Cingolani, potrebbero essere state inferte quando Pamela era viva. Soltanto i delicati e complessi accertamenti scientifici potranno verificare se quanto sostenuto dal medico legale è veritiero. Ricordiamo inoltre che gli inquirenti, al momento della perquisizione in casa di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano in stato di fermo nel carcere di Ancona con l’accusa di vilipendio e occultamento di cadavere, avevano identificato un coltello utilizzato da quest’ultimo che potrebbe essere compatibile con le ferite riscontrate nel corso della seconda autopsia svoltasi nella giornata di ieri, 8 febbraio.

Secondo il medico legale Mariano Cingolani chi ha fatto a pezzi Pamela Mastropietro era un esperto, sopratutto vedendo la meticolosità con il quale ha operato in alcune parti del corpo con l’intento di ostacolare gli accertamenti scientifici in grado di rivelare se la giovane sia stata stuprata o strangolata. Quindi la ragazza potrebbe essere stata uccisa e il movente potrebbe celarsi dietro una violenza sessuale, per il quale si è “reso necessario” nascondere le eventuali tracce compiendo tale scempio sul corpo della ragazza. Chi ha compiuto tale atto, stando a questa ricostruzione, è una persona esperta e robusta e ciò non corrisponderebbe né fisicamente né tanto meno con il profilo di Innocent Oseghale. Per tale ragione gli inquirenti stanno allargando le indagini alla cerchia di persone che erano solite frequentare il pusher in stato di fermo presso il carcere di Ancona.

 

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