Giallo sulla morte del parà Scieri, la testimonianza shock: “Agli allievi facevano mangiare escrementi umani”

Una storia tragica quella del parà Emanuele Scieri, la cui morte, avvenuta nell’agosto del 1991, è ancora oggi avvolta nel mistero. Per la Commissione Parlamentare d’inchiesta è da escludere che il 27enne sia accidentalmente precipitato nel vuoto e dalle indagini emergono particolari agghiaccianti.

Era il 13 agosto del 1999 quando Emanuele Scieri, giovane siciliano di 26 anni laureato in Giurisprudenza, giunse presso la caserma Gamerra di Pisa. Dopo aver sistemato i bagagli in camerata, Emanuele, in compagnia di altri commilitoni, uscì per una passeggiata nel centro della città. Rientrò in caserma alle 22.15, ma al contrappello delle 23.45 non rispose. Diversi colleghi riferirono la sua presenza in caserma, ma Scieri venne dato per non rientrato. Il realtà il giovane 27enne era già morto. Il cadavere venne trovato soltanto il 17 agosto dello stesso anno ai piedi della scala della torre di asciugatura dei paracadute, un posto che molti accreditavano come deserto. Nel corso delle indagini emerse in realtà che il luogo era frequentato dagli ‘anziani’ della caserma.

Ciò che sconvolge dopo più di diciotto anni dalla morte del parà Emanuele Scieri è quanto sostenuto, nell’ambito delle indagini della Commissione Parlamentare d’inchiesta, dall’allora Generale della Brigata Paracadutisti della Folgore, Enrico Celentano, uno dei tanti testimoni sentiti in merito ai gravi atti di nonnismo che avvenivano tra le mura della caserma Gamerra. “Raccoglievano escrementi umani con i quali facevano agli allievi la famosa ‘comunione’: un cucchiaio di questa roba che dovevano mandare giù. Ma la cosa credo sia finita negli anni. Dopo non ne ho sentito più parlare”, è questo il racconto shock dell’allora Generale sui “trattamenti” a cui erano sottoposte le reclute.

Le indagini sulla morte del giovane siciliano vennero archiviate senza ulteriori accertamenti sul corpo di Emanuele Scieri, che in realtà presentava evidenti segni di aggressione tali da dimostrare, in tempi recenti, che il 27enne era stato percosso. Una consulenza della scena del crimine, da parte dei legali della famiglia Scieri, ha evidenziato inoltre le molteplici incongruenze con la versione dell’incidente, in cui, secondo la conclusione delle prime indagini, il giovane sarebbe precipitato dalla torre dove venivano messi ad asciugare i paracadute.

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