WhatsApp sta per diventare a pagamento? Ecco la verità

WhatsApp sta per diventare a pagamento? Già dal giorno dell’Epifania sta circolando sui telefoni cellulari un annuncio che avvisa che a partire da sabato 13 gennaio 2018 il popolare servizio di messaggistica non sarà più gratuito. Per evitare di dover pagare, ‘basta’ condividere il messaggio con venti dei propri contatti della rubrica. Ovviamente, si tratta dell’ennesima ‘bufala’. Il consiglio generale: quando sullo smartphone arrivano annunci allarmanti tipo questo, è sempre utile fare una semplice ricerca in rete visitando il blog ufficiale dell’applicazione ed i suoi profili social per verificarne l’attendibilità.

No, WhatsApp non diventerà a pagamento da sabato 13 gennaio 2018. L’ennesima ‘bufala‘ sul popolare servizio di messaggistica si sta diffondendo tra i telefoni cellulari, rilanciata da diversi contatti. Ecco il messaggio: “AVVISO IMPORTANTE A TUTTI GLI UTENTI WHATSAPP: Dopo la nuova vendita del servizio finora gratuito offerto da WhatsApp, il nuovo direttore Yong Lin, durante la conferenza a stampa tenuta stamani 03 Gennaio 2018 a Shangai ha annunciato che da sabato mattina 13 Gennaio 2018 whatsapp diventerà a pagamento! Se hai almeno venti contatti manda questo messaggio a loro. Così risulterà che sei un utilizzatore assiduo e il tuo logo diventerà blu e resterà gratuito (ne hanno parlato al tg).Whatsapp costerà 0,01€ al messaggio. FATE GIRARE”.

Il meccanismo della ‘catena’ (“Se hai almeno venti contatti manda questo messaggio a loro”, “FATE GIRARE”) e alcune classiche frasi generiche come “ne hanno parlato al tg” sono indicatori importanti per ‘fiutare’ la ‘bufala’. A scanso di equivoci, si ricorda che il proprietario di WhatsApp resta Mark Zuckerberg e che il CEO è ancora il co-founder Jan Koum.

In questi casi, vale il consiglio generale: quando sullo smartphone arrivano annunci allarmanti tipo quello citato poc’anzi, è sempre utile fare una semplice ricerca in rete visitando il blog ufficiale dell’applicazione (https://www.whatsapp.com/) ed i suoi profili social per verificare l’attendibilità di quanto ricevuto.

Photo credits: Twitter

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