Omicidio di Osimo: battaglia tra le parti per il significato dei messaggi shock inviati dall’imputato

Novità nelle indagini sull’omicidio di Olindo Pinciaroli: il pm Marco Pucilli ha chiesto il giudizio immediato per il 24enne assistente del veterinario assassinato ad Osimo. 

I legali difensori di Valerio Andreucci sono pronti a battersi contro l’aggravante della premeditazione in merito all’accusa di omicidio nei confronti del veterinario Olindo Pinciaroli, trovato privo di vita il 21 maggio 2017 nelle campagne di Osimo mentre viaggiava con l’indagato lungo la provinciale Chiaravallese, tra Osimo e Polverigi, a bordo dell’ambulanza veterinaria. Sul giovane 24enne pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Il pm Marco Pucilli, al termine delle indagini, ha chiesto il giudizio immediato nei confronti del ragazzo.

A sostegno della tesi della premeditazione dell’omicidio, sostenuta dagli investigatori, vi sono i messaggi apparentemente inequivocabili inviati da Valerio Andreucci la notte prima del delitto di Olindo Pinciaroli, veterinario 53enne, ad alcuni amici: “Io lo ammazzo quel ciccione“. Un sms chiave secondo l’accusa, che la difesa è pronta a screditare in quanto le frasi shock, a loro avviso, non si riferivano affatto ad Olindo, ma all’amante della fidanzata che, il giorno prima dell’omicidio, aveva lasciato Andreucci per un altro. Il giovane a tale abbandono, secondo la difesa, era riaffondato in un stato emotivo alterato, legato anche ad un passato familiare difficile, fatto di abbandoni e traumi indelebili. A sostegno di tale tesi per la difesa vi sono i messaggi scambiati tra il giovane e il datore di lavoro per accordarsi sugli appuramenti del giorno seguente.

Secondo le analisi effettuate presso l’Istituto di Medicina legale di Torrette, Pinciaroli non avrebbe reagito durante l’attacco. Sul suo corpo non vi sono segni di colluttazione. Secondo gli accertamenti effettuati sulla scena del crimine, Olindo Pinciaroli è stato raggiunto dai primi fendenti, al tronco e al capo, mentre si trovava ancora sull’ambulanza veterinaria. I successivi colpi, quelli mortali, gli sono stati inferti dopo essere uscito dal veicolo, nel vano tentativo di sottrarsi al suo aggressore. Le ferite riscontrate su Pinciaroli sono compatibili con il coltello ritrovato poco distante dal luogo del delitto: un coltello con l’impugnatura di metallo, utilizzato dai macellai per tagliare la carne.

 

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