‘Finto’ Adblock Plus: allarme virus per migliaia di utenti

Oltre 30mila persone hanno scaricato un’estensione per Chrome che sembrava Adblock Plus, ma era invece un ‘fake’. A lanciare l’allarme ‘virus’ è stato l’account Twitter SwiftOnSecurity, che ha sottolineato come gli sviluppatori della finta estensione abbiano passato i controlli di sicurezza del negozio online. Non è la prima volta che in casa Google emerge l’annosa questione delle estensioni false: già nel 2015 l’azienda bloccò gli utenti Windows e Mac dallo scaricare estensioni che non fossero ospitate nell’apposito Store. Introducendo ufficialmente la nuova policy, le richieste di assistenza per disinstallazione di estensioni non volute, per utenti Windows, era calata del 75%. 

Sembrava Adblock Plus, ma era un ‘fake’ e le oltre 30mila persone che hanno scaricato la finta estensione Chrome ora non conoscono ancora le conseguenze di questo errore. A lanciare l’allarme è stato l’account Twitter SwiftOnSecurity, che ha sottolineato come gli sviluppatori della finta estensione abbiano passato i controlli di sicurezza del negozio.

Il giochino dei creatori di questo ‘trucco’ era proprio quello di creare un prodotto che sembrasse del tutto simile a quello dell’originale Adblock Plus (quello di adblockplus.org), il servizio che vanta più di 10 milioni di utenti in tutto il mondo. Il trucco è riuscito e ha convinto 37mila persone a scaricare la finta estensione. Quest’ultima è stata rimossa, ma non è ancora chiaro se e quali virus contenesse, quali dati possa aver acquisito dai dispositivi su cui è stata scaricata e quanto possa essere stata dannosa.

Non è la prima volta che in casa Google emerge l’annosa questione delle estensioni false: già nel 2015 l’azienda bloccò gli utenti Windows e Mac dallo scaricare estensioni che non fossero ospitate nell’apposito Store. Introducendo ufficialmente la nuova policy – riporta ‘Wired’ – le richieste di assistenza per disinstallazione di estensioni non volute, per utenti Windows, era calata del 75%. Ora, però, una nuova ondata di attacchi riapre il caso.

Photo credits: Twitter

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