Omicidio Guerrina Piscaglia: la difesa di Padre Graziano pronta a ribaltare la sentenza

Fissata la prima data del processo a carico di padre Gratien Alabi per l’omicidio di Guerrina Piscaglia, la donna scomparsa il primo maggio del 2014 da Ca Raffaello. Gli avvocati credono nell’innocenza del religioso congolese, condannato in primo grado a 27 anni di reclusione, e si preparano per il processo d’Appello.

Dopo quasi un anno dalla sentenza di condanna in primo grado, emessa nell’ottobre del 2016, nei confronti di Padre Gratien, accusato dell’omicidio e occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, è stata fissata la data d’inizio per il processo d’Appello. Il religioso congolese, condannato a 27 anni di reclusione per il delitto della donna, scomparsa il primo maggio del 2014 da Ca Raffaello, tornerà in aula il 14 dicembre 2017 davanti alla Corte di Assise di Appello di Firenze. L’uomo dovrà quindi aspettare questa fatidica data nel convento dei padri Premostratensi di Roma, nel quale è agli arresti domiciliari. I legali del religioso, gli avvocati Riziero Angeletti e Francesco Zacheo, credono nell’innocenza del prete e sono convinti di poter ribaltare il verdetto del primo grado.

Una condanna ferma e decisa quella della Corte d’Appello che, il 24 ottobre 2016, condannò il prete congolese a 27 anni di reclusione. “Padre Gratien uccise Guerrina Piscaglia per evitare uno scandalo. Un atto istintivo. Aveva paura. Vedeva minacciate la salvaguardia del suo onore e la sua dignità di prete”, questa la tesi che motiva la sentenza. Il prete non ha mai smesso di proclamarsi innocente nonostante le gravi prove emerse a suo carico durante il primo grado di giudizio. Per il pm Marco Dioni molti i punti che dimostrano la colpevolezza del congolese, tutti sposati dalla Corte.  In primo luogo l’alto numero di chiamate tra Padre Gratien e Guerrina Piscaglia prima delle 14 del primo maggio. Gli sms mandati dal cellulare di Guerrina, carichi di errori di ortografia, dopo la sua sparizione. Il depistaggio messo in atto dal frate secondo il quale la donna poteva essere partita con un ambulante marocchino. La figura di zio Francesco, personaggio totalmente inventato, secondo la procura e giudici, per depistare le indagini. Molte inoltre le contraddizioni in cui è caduto il religioso durante i lunghi interrogatori.

Una fine misteriosa quella di Guerrina Piscaglia, scomparsa da Ca Raffaello, nell’Arentino, il cui corpo ancora oggi non è stato trovato. I legali di Gratien Alabi hanno impugnato la sentenza di primo grado in quanto convinti di poter ribaltare il verdetto e dimostrare alla Corte l’innocenza del prete congolese. Attualmente non è stata ancora confermata la presenza del sostituto procuratore Marco Dioni, che in primo grado lottò per dimostrare la colpevolezza dell’uomo.

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