Inquinamento petrolifero: Bio-on, l’italiana che ha inventato una tecnologia sostenibile e rivoluzionaria

Quello del 20 Aprile del 2010, che ha coinvolto la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, è stato il più grave disastro ambientale della storia americana. Per pulire le acque dai 3.2 milioni di barili di greggio sversati in mare, la cosiddetta “Marea Nera”, sono stati spesi  55 miliardi di dollari. E se vi dicessimo che oggi sarebbe stato possibile ottenere lo stesso risultato in poche settimane e con un budget infinitesimamente inferiore?

In occasione del G7 ospitato a Bologna, e precisamente nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, un’azienda italiana ha dato vita ad un progetto veramente rivoluzionario. Bio-on, italiana quotata all’Aim da Banca Finnat Euramerica, ha presentato “Minerv biorecovery”: questa tecnologia innovativa permetterà di ripulire i tratti di mare inquinati dal petrolio in tempi brevissimi e con spese contenute. Nei laboratori Bio-On è stata messa a punto una speciale bioplastica del tipo Phas; questa, ridotta in micro-polveri totalmente naturali e biodegradabili, viene rilasciata nelle acque inquinate dando vita ad una struttura in grado di favorire una velocissima proliferazione di batteri che attaccano, appunto, il petrolio. Questi batteri esistono già in natura: sono presenti nelle acque, ma in misura ridottissima, quindi non adatta ad agire efficacemente contro il problema. I batteri iniziano il processo biodegradativo in 5 giorni, eliminando la frazione degradabile degli idrocarburi in circa 20 giorni. Successivamente le micro-polveri stesse iniziano il loro processo di biodegradazione in 1-2 mesi, fino a ristabilire il normale livello nell’ambiente marino. Ecco perché non costituiscono alcun pericolo per l’ecosistema delle acque in cui vengono immessi. La soluzione è tanto efficace quanto semplice, spiega Marco Astorri, Presidente e CEO di Bio-on: “È la natura che cura se stessa”.

Dopo la presentazione ufficiale del progetto Minerva biorecovery degli scorsi giorni inizieranno i test nel mare di tutto il mondo, dai porti ai siti industriali. Questa tecnologia, infatti, potrà essere applicata non solo in caso di disastri ambientali, ma anche nella manutenzione ordinaria quotidiana di porti o siti industriali e, durante il corso del 2017, verrà concessa in licenza.
Finalmente, grazie a dei giovani italiani, anche l’ambiente marino avrà la protezione di cui ha bisogno.

 

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