Omicidio Elena Ceste, per i giudici: “Uccisa dal marito che premeditò il delitto”

Michele Buoninconti, accusato dell’omicidio della moglie Elena Ceste, secondo i giudici della Corte d’assise di Torino merita la condanna a trent’anni di carcere.

Si torna a parlare dell’omicidio di Elena Ceste, la donna madre di 4 figli uccisa il 24 gennaio del 2014. Secondo la corte d’Appello di Torino, Michele Buoninconti, marito della vittima, merita la condanna a trent’anni di carcere per aver ucciso Elena. Queste le motivazioni della sentenza che, il febbraio scorso, hanno confermato la pena: “Elena Ceste non si suicidò, né fu vittima di morte accidentale. Dovendo essere esclusa ogni ipotesi alternativa, il suo decesso fu provocato da un’azione omicidiaria del marito, necessariamente commessa all’interno dell’abitazione, nel limitato arco di tempo che va dalle 8.15, l’ultimo momento in cui fu vista viva dalla vicina Renza Riccio, alle 8.55.05, allorché Buoninconti chiamò la vicina Marilena Ceste”.

Nelle 53 pagine delle motivazioni che confermano la condanna per Michele Buoninconti, i giudici hanno individuato il movente dell’omicidio nel tradimento coniugale, ritenendo “Buoninconti padre-padrone in famiglia e individuo che ha sempre mostrato la necessità di avere tutto sotto controllo”. Inoltre è emerso che il marito della vittima, secondo i giudici, ha premeditato il delitto di Elena Ceste: ciò lo si evince dalle modalità con le quali ha occultato il cadavere della donna per impedire il ritrovamento. “Ha insinuato – stando quanto scritto nelle motivazioni della sentenza – sospetti su di una persona che ben sapeva essere innocente”, ovvero il presunto amante della moglie. L’uomo, scrivono i giudici: “Ha tradito la fiducia dei figli, dei parenti e degli amici“.

 

Ad incastrare Michele Buoninconti sarebbero state le sue stesse contraddizioni, in particolare sul ritrovamento degli indumenti della vittima. Gli abiti, nei diversi racconti dell’uomo, di volta in volta cambiavano tempo, luogo e tipologia. Secondo i giudici è inoltre da tenere ben in mente il disinteresse che il marito aveva durante le ricerche di Elena Ceste, con frasi “Tanto non la troverete mai” o con espressioni ciniche e sprezzanti riferite alla moglie. La Corte su di lui non ha dubbi e lo ritiene l’unico colpevole della morte di Elena Ceste.

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