Omicidio Alatri: Franco Castagnacci presenta una denuncia dopo gli atti intimidatori, interrogati i buttafuori

Franco Castagnacci è stato oggetto di pesanti atti intimidatori e ha deciso di presentare denuncia ai Carabinieri di Alatri. Sotto torchio Damiano Bruni e Michael Ciotoli per la ricostruzione della serata.

Dopo le pesanti minacce e l’assassinio del proprio cane Franco Castagnacci passa al contrattacco. L’uomo, 50enne indagato per l’omicidio di Emanuele Morganti e padre del 27enne Mario, in carcere per lo stesso motivo assieme a Paolo Palmisani e Michel Fortuna, ha deciso di reagire alla serie di atti intimidatori ricevuti dopo la morte del giovane. Una sera di pochi giorni fa, come riporta Ciociaria Oggi, Franco Castagnacci era nella propria abitazione quando si è sentito chiamare e avvicinandosi ha notato un gruppo di persone, non identificate, che lo aspettavano con fare non amichevole. Nella stessa giornata anche la sua amica ha ricevuto pesanti minacce mentre era sola. Dopo questi fatti Franco Castagnacci ha deciso di presentare denuncia ai carabinieri di Alatri al fine di cautelarsi nei confronti di eventuali altri atti intimidatori. Insomma, nel comune colpito dalla terribile morte di Emanuele Morganti, si respira un clima pesante ed esplosivo.

Gli inquirenti lavorano senza sosta per trovare gli assassini del giovane Emanuele Morganti. Il procuratore Giuseppe De Falco assieme ai sostituti procuratori, Vittorio Misiti e Adolfo Coletta, stanno ascoltando e riascoltando, in maniera incessante, tutti i presenti della tragica sera. Venerdì 21 aprile 2017 sono finiti sotto torchio, secondo quanto riportato da Ciociaria Oggi, Damiano Bruni e Michael Ciotoli, due dei buttafuori della discoteca di Alatri. Parallelamente è stato ascoltato l’accompagnatore di Michel Fortuna, tenuto sotto pressione per ben tre ore, che ha confermato la presenza del ragazzo sul luogo del crimine, avvalorando così la tesi di Mario Castagnacci. Nonostante ciò non è ancora chiaro chi sia stato a sferrare il pugno finale.

L’attenzione della procura si è concentrata sull’albanese e sull’altro uomo dello staff indicati, da chi era presente, come coloro che avrebbero picchiato e trascinato fuori Emanuele Morganti. Al momento nessuno dei due ha fatto richiesta di essere ascoltato per difendersi dalle accuse mosse da alcuni soci del Mirò, secondo i quali proprio uno degli uomini della sicurezza era in possesso del manganello sfollagente servito per colpire il 20enne alla testa, provocandogli lesioni mortali.

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