Alatri, “Emanuele pestato più volte e massacrato con un manganello”

Fermati a Roma due fratellastri ventenni, 7 in tutto gli indagati. Emanuele Morganti, 20 anni, sarebbe stato picchiato a più riprese prima di essere ucciso

Svolta nelle indagini sull’efferato assassinio di Emanuele Morganti, 20 anni, il ragazzo di Alatri (Frosinone) pestato violentemente dal branco nella notte fra il 24 e il 25 marzo e infine ucciso – è morto dopo due giorni di agonia – per una lite in cui lui aveva difeso la sua ragazza da pesanti apprezzamenti in discoteca.

I DUE FERMATI NELLA NOTTE

Sono due le persone fermate nella notte fra lunedì 27 e martedì 28 marzo dai carabinieri della compagnia di Alatri. I due fermati sono, secondo quanto scrive il sito web dell’Ansa, i fratellastri di Alatri M. C., di 27 anni, e P. P., 20 anni. Per gli inquirenti sarebbero responsabili dell’aggressione finale che ha causato la morte di Emanuele. Al vaglio degli investigatori l’ipotesi che causa scatenante dell’efferatezza delle aggressioni forse un mix di alcol e droga assunto dagli autori. I due sono stati rintracciati a Roma dove, secondo gli investigatori, erano scappati per rifugiarsi da un familiare, e sottoposti a fermo di indiziato di delitto. Gli indagati sono in tutto sette, compresi i due fermati.

“VICENDA GRAVISSIMA, SENZA PRECEDENTI”

La vicenda è di una gravità spaventosa – ha dichiarato il Procuratore Capo di Frosinone Giuseppe De Falco in conferenza stampa il 28 marzo – perché per motivi banali, una lite di una bevanda, si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene. Tutto nato da un diverbio in discoteca non con un ragazzo albanese”. “Le due persone fermate gravitano in ambienti delinquenziali, e non escludiamo che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio, e stiamo verificando se il comportamento violento sia stato determinato anche da abuso di alcool e sostanze stupefacenti”. I magistrati hanno espressamente voluto chiarire che non sono coinvolti cittadini albanesi o di origine straniera. La vicenda, dunque, nella sua follia totale, si è svolta esclusivamente in un contesto locale.

“PIU’ AGGRESSIONI IN POSTI DIVERSI”

“Una volta fuori da locale e in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse e intensità diverse”, ha detto il Procuratore Capo di Frosinone. “Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito -ha aggiunto il Procuratore – poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito“.

LE “ARMI” USATE PER MASSACRARLO

Secondo il procuratore sono stati usati un manganello e un tubolare “ma non sono stati rinvenuti”. “Nonostante indizi concreti sui due fermati, c’è ancora molto da investigare -ha aggiunto il Procuratore – abbiamo sentito una decina di persone e le versioni sono contrastanti, stiamo ricostruendo tutto per capire chi è stato coinvolto nelle aggressioni”.

 

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