Coppia dell’acido, Martina Levato e lo sciopero della fame in carcere perché…

Clamorosa protesta di Martina Levato condannata per le aggressioni con l’acido dopo la decisione dei giudici sull’adottabilità del piccolo nato.

Le parole sono struggenti, quelle di una madre disperata che si attacca a tutto pur di aver suo figlio: “Senza mio figlio non ho ragioni per vivere. Io e il bambino siamo vittime di una grande ingiustizia”; ma lei non è solo una mamma disperata: è Martina Levato, la donna che insieme all’idolatrato fidanzato Alexander Boettcher, 30 anni, tedesco-italiano, ricco di famiglia e di selvaggio carisma, e un amico di lui, Andrea Magnani, complice e servitore nelle varie azioni, hanno sfregiato con l’acido diverse persone.

La giovane – condannata come esecutrice di diverse aggressioni con lancio di acido nel 2014 – il 7 marzo scorso ha cominciato uno sciopero della fame. Una forma di protesta estrema, contro  la sentenza emessa dalla sezione minorile Corte d’Appello di Milano che decretava l’adottabilità del bimbo che portava in grembo.

Laura Cossar, legale che assiste Levato nel procedimento minorile, da mesi ripete che “non esiste una ragione giuridicamente valida per cui a Martina sia stato tolto il bambino, che oggi ha un anno e mezzo. I giudici non hanno valutato la sua adeguatezza come madre, come avrebbero dovuto, ma si sono limitati a valutare le sue responsabilità in ambito penale”, poi ha aggiunto: “Dopo aver scritto al Ministro della Giustizia ed al Sommo Pontefice – spiega – smettere di alimentarsi resta l’unico mezzo rimasto a questa mamma, per dare voce, dal carcere, al profondo dolore del distacco dal suo bambino”. La Levato ha dichiarato che non smetterà mai di lottare per il suo bambini, ma la Corte ha una motivazione molto solida: “il bambino subirà per sempre il marchio di una famiglia così segnata da atroci violenze”. Ai posteri l’ardua sentenza…

Photo Credits: Facebook

Impostazioni privacy