Dj Fabo è morto in Svizzera. E in Italia è scontro su eutanasia e suicidio assistito [AUDIO]

Cosa penserà e farà adesso il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella? E come agirà il Parlamento italiano? È legittimo domandarlo dopo che, nella mattina di lunedì 27 febbraio, dj Fabo è morto di “suicidio assistito” – una pratica simile anche se non identica all’eutanasia – in una clinica svizzera. E che in Italia è illegale.

Due giorni fa l’appello di Fabo, milanese di 39 anni, tetraplegico e non vedente, a Mattarella per “sbloccare lo stato di impasse voluto dai parlamentari” circa una normativa sul fine vita che, a quasi dieci anni dal caso di Eluana Englaro, ancora non c’è. Da parte del Quirinale, però, finora nessun commento.

L’ULTIMO MESSAGGIO

Quello che pubblichiamo è l’ultimo messaggio audio, tratto dall’account Twitter di LiberiFinoAllaFine, in cui Fabo accusa lo Stato di averlo costretto ad andare a morire altrove, lontano dalla sua terra e dalla sua casa. Di non averlo, quindi, aiutato a morire libero. In un precedente video messaggio Fabo gridava “vergogna!” ai parlamentari italiani.

L’ANNUNCIO DELLA MORTE SUI SOCIAL

“Dj Fabo è morto alle 11,40, ha scelto di andarsene rispettando le regole, di un paese che non è il suo” ha scritto sui social Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e già presidente dei Radicali, dando la notizia. Nella struttura svizzera dove Fabiano Antoniani è morto – la clinica Dignitas di Forck – erano con lui la mamma, la fidanzata e alcuni amici. Fabiano era tetraplegico (cioè quasi del tutto paralizzato) e non vedente dall’estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale. L’Associazione Coscioni era già in precedenza intervenuta in casi simili, e quello di Antoniani è il sesto di cui si ha notizia. Cappato aveva annunciato di aver accettato di “aiutare” Fabo ricevendo subito centinaia di commenti e condivisioni.

CAPPATO RISCHIA LA GALERA

Adesso però Marco Cappato rischia fino a 12 anni di carcere. Perché è questo che prevede l’articolo 580 del codice penale italiano, che nella sua prima parte recita così: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da 5 a 12 anni”.

COSA È  IL SUICIDIO ASSISTITO

La legge elvetica, invece, autorizza il “suicidio assistito“, una prassi con cui un malato terminale o in condizioni molto gravi decide di morire senza che sia l’intervento diretto di un medico a somministrargli una sostanza letale. Una pratica, quindi, diversa dall’eutanasia attiva, come scrive Orlando Sacchelli sul Giornale.it. Bloccato dalla malattia dj Fabo ha avuto bisogno di altre persone. Nel suo caso l’aiuto è arrivato da Cappato, che lo ha accompagnato in Svizzera e insieme ad altri lì lo ha assistito. Per Fabo è stato predisposto nella clinica un cocktail di farmaci che lui ha potuto assumere dalla bocca: prima si è addormentato e poi, nel giro di circa 30 minuti, il suo cuore si è fermato. Poco dopo è arrivata la notizia della sua morte dal tweet di Cappato.

ANDRO’ AD AUTODENUNCIARMI

Al mio rientro in Italia, nella giornata di martedì 28 febbraio, andrò ad autodenunciarmi, dando conto dei miei atti e assumendomene tutte le responsabilità” ha detto all’Ansa Marco Cappato. Il reato che si configurerebbe sarebbe quello di “aiuto al suicidio”, sostiene. Dj Fabo “ha morso un pulsante per attivare l’immissione del farmaco letale – ha raccontato Marco Cappato -: era molto in ansia perché temeva, non vedendo il pulsante essendo cieco, di non riuscirci. Poi però ha anche scherzato”.

DIFFERENZA COI CASI WELBY E ENGLARO

La legge italiana distingue tra interventi attivi (somministrare un farmaco letale) e passivi: il caso di dj Fabo è diverso dall’interruzione volontaria delle cure, della respirazione forzata, di nutrizione e idratazione forzate, che riguardano i famosi casi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. In queste ultime vicende era stato lo stop alle terapie che tenevano in vita i pazienti a determinarne la morte. Cosa che è potuta accadere, sebbene fra mille polemiche e decine di sentenze dei tribunali. In qualche modo un’eutanasia passiva, secondo alcuni; la fine di un assurdo accanimento terapeutico secondo altri. L’eutanasia attiva, invece, è considerata un intervento senza il quale il paziente, seppure in condizioni drammatiche, sopravviverebbe. E questo attualmente in Italia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale.

IL DIBATTITO IN PARLAMENTO

Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dall’Associazione Luca Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno, secondo quanto scrive il sito web dell’Ansa. Va invece un po’ più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all’approdo in Aula alla Camera a determinare l’appello di dj Fabo a Mattarella.

COSA DICE IL PADRE DI ELUANA

Dal canto suo Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all’autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà – Eluana, classe 1970, visse dal 1992 al 2009 in stato vegetativo – sostiene in un’intervista riportata oggi 27 febbraio sul Corriere.it, a firma Virginia Piccolillo, che: “Quello di Eluana era un diritto costituzionalmente riconosciuto, la libertà di dire “no” all’offerta terapeutica. Lui (Fabiano Antoniani, ndr.) ha bisogno di una medicina per morire. Questo è un reato”. E dal canto suo Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell’associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, ha invitato a distinguere tra la vicenda di dj Fabo, “che merita pietà” e “lascia senza parole”, e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: “È strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l’approvazione veloce della legge in Italia”. Anche se “veloce”, per la verità, in questo caso appare un aggettivo fuori luogo.

Dj Fabo è morto. Scontro su eutanasia e suicidio assistito [AUDIO]

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Photo e video credits: Twitter

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