Delitto di Avetrana, verdetto finale per Sabrina e Cosima Misseri: confermato l’ergastolo

Si chiude lo scabroso caso di Avetrana: oggi, 21 febbraio, è stato reso noto il verdetto della Cassazione che condanna definitivamente Sabrina e Cosima Misseri per l’omicidio di Sarah Scazzi, 15 anni. Confermato l’ergastolo per le due donne. E gli 8 anni a Michele Misseri per la soppressione del cadavere di Sarah

26 agosto 2010: una data che l’Italia ricorda bene perché assiste, incollata agli schermi, alle ricerche di un’adolescente dalle guance rosee e dal sorriso spontaneo. Sarah Scazzi è il suo nome e verrà ritrovata in seguito morta e abbandonata in un pozzo. A confessare l’omicidio è lo zio Michele Misseri. Dopo diverse deposizioni, che non convincono gli inquirenti, Michele ammette che in realtà lui ha partecipato solo all’occultamento del cadavere, perché a commettere il fatto sarebbe stata la figlia Sabrina, gelosa della piccola Sarah, che viene subito arrestata insieme alla madre Cosima, sospettata di aver avuto una parte in questa incredibile tragedia familiare.

TUTTE LE CONDANNE

Oggi, 21 febbraio 2017, a 7 anni dall’omicidio, la Cassazione ha emesso il suo verdetto, chiudendo definitivamente l’intera, terribile faccenda: ergastolo confermato per Sabrina e per Cosima. La I sezione penale della Cassazione ha confermato anche la condanna a otto anni per Michele Misseri per la soppressione del cadavere di Sarah Scazzi. La Corte ha poi ritoccato al ribasso di un anno la pena per il fratello di Michele, Carmine Misseri, riducendola a quattro anni e 11 mesi.

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LA RICOSTRUZIONE DEL MOVENTE

Ieri 20 febbraio il sostituto pg Fulvio Baldi aveva sostenuto la colpevolezza delle due imputate al di là di ogni ragionevole dubbio. “Sabrina – è la ricostruzione del movente secondo il magistrato  – era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da ‘madre del Sud’. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo“. Sabrina, afferma il pg, ha “il necessario cinismo”, “il tipo di azione commessa è nelle sue corde”. Quanto a Cosima, è mossa da una “partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia”: “il movente c’è ed è addirittura più consapevole di quello di Sabrina”.

LE TESI DELLA DIFESA

Secondo la difesa delle due donne, rappresentata dal celebre avvocato Coppi e da Roberto Borgogno, si tratta di un “errore giudiziario“, come “spesso capita quando i processi si celebrano sotto gli occhi dell’opinione pubblica”. Ma, è la tesi difensiva, è stato zio Michele ad uccidere Sarah e il movente e il più banale e spregevole, quello sessuale. “Era un uomo molesto”, ha detto Coppi, in garage quel pomeriggio del 26 agosto provò a toccare la nipote, “Sarah percepisce l’atto come molestia e minaccia di rivelarlo a Sabrina. Ecco perché la prende per il collo e la strangola in due secondi”. Secondo il legale, “non è affatto vero che la prova della colpevolezza di Sabrina”, come sostenuto dall’accusa, “prescinda dalla colpevolezza di Michele Misseri. La prova della colpevolezza esclusiva di Michele Misseri è la prova dell’innocenza di Sabrina”.

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