Franzoni condannata a risarcire Taormina: il risarcimento shock

Annamaria Franzoni dovrà pagare il professor Carlo Taormina per un mancato compenso di 275mila euro. Lo ha deciso il tribunale di Bologna.

La storia ha davvero dell’incredibile: Annamaria Franzoni, condannata nel 2008 in via definitiva a 16 anni per l’omicidio del piccolo Samuele, suo figlio, commesso a Cogne nel 2002. La donna fu assistita dal noto avvocato Carlo Taormina nel processo fino a quando il noto penalista, ex deputato del Pdl, non rinunciò definitivamente al mandato, il 23 febbraio 2007. L’avvocato, nel 2013, assistito dal figlio Giorgio, aveva citato in giudizio la donna chiedendo onorari mai pagati per 771.507 euro, di cui circa 14mila riferibili al marito Stefano Lorenzi per alcune querele predisposte dal legale. La donna si era rifiutata di pagare e il tribunale è finalmente intervenuto.

La difesa di Franzoni, assistita dagli avvocato Lorenzo Imperato, Cristiano Prestinenzi e Livio Bonazzi, sostiene che fin dall’inizio Taormina avesse pattuito una prestazione gratuita. Il giudice Giuseppina Benenati, però, osserva che non c’è prova di questo accordo né la rinuncia al compenso da parte di Taormina è stata espressa o manifestata: non è sufficiente che ne abbia parlato la Signora Franzoni nel suo libro. Franzoni e Lorenzi, spiega il giudice, “sono caduti nell’equivoco sulla gratuità dell’attività dell’avvocato Taormina per loro disattenzione, posto che per qualsiasi incarico il cliente è tenuto al pagamento di tutte le attività svolte dal professionista fino al momento della revoca”. Secondo la sentenza, l’attività difensiva “è stata svolta con puntualità e diligenza nell’esecuzione del mandato conferito, in relazione all’attività processuale di volta in volta condivisa” dai suoi ex assistiti.”

Si tratterebbe, dunque, di 5 anni di parcelle: con iva, interessi e cassa previdenza dei legali, la cifra ammonta a 400mila euro. La Franzoni non ha rilasciato dichiarazioni ma probabilmente deciderà di ricorrere in appello. Come si concluderàò l’intera vicenda?

Photo Credits: Facebook

 

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