Roberta Ragusa, Antonio Logli al bivio: finirà già ora in carcere?

Attesa per il 3 febbraio la decisione del tribunale del Riesame sulla sorte di Antonio Logli, marito di Roberta Ragusa, condannato nel dicembre scorso a 20 anni di carcere per l’omicidio della moglie

Obbligo di dimora o altrimenti il carcere. Questo il bivio da prendere, in termini di decisione giudiziaria, per i giudici del Tribunale del Riesame di Firenze nei confronti di Antonio Logli. Venerdì prossimo 3 febbraio è fissata, infatti, secondo quanto riporta Il Tirreno, la riunione dei magistrati: dovranno stabilire se l’uomo accusato e condannato in primo grado a 20 anni di carcere per aver ucciso e occultato il cadavere della moglie Roberta Ragusa 5 anni fa a Pisa potrà oppure no attendere la sentenza d’appello in casa sua. O invece dovrà finire già da ora dietro le sbarre.

Il Riesame dovrà valutare, cioè, la richiesta del procuratore capo Alessandro Crini e del pm Aldo Mantovani, magistrati per i quali non è sufficiente la misura cautelare disposta dal gup Elsa Iadaresta il 21 dicembre scorso con la sentenza che ha condannato Logli a 20 anni. Il gip non aveva ritenuto ci fossero il pericolo di fuga e di reiterazione del reato e aveva accordato a Logli la possibilità di attendere l’appello a casa.

Così l’elettricista a oggi ha l’obbligo di restare in casa – la stessa dalla quale sparì nel nulla e non è mai più stata ritrovata Roberta Ragusa – ogni giorno dalle 21 alle 6 di mattina e non può superare i confini geografici dei comuni di San Giuliano e Pisa. Per il resto può fare quel che vuole: andare a lavorare, uscire per fare la spesa o andare al cinema. Adesso sarà il Riesame a valutare se ci siano le condizioni per una misura più severa. La giudice Iadaresta aveva già rigettato la richiesta degli avvocati di Logli, Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri, i quali si sono visti negare la revoca dell’obbligo di dimora per il loro assistito. E così anche loro ora si appellano ai giudici del Riesame di Firenze.

Avrebbe contagiato col virus Hiv decine donne: rinviato a giudizio

Photo credits: Twitter, Facebook

 

Impostazioni privacy